Bruno Debertolis sogna di ripetere il 6° posto del 2010
Parla il forte atleta primierotto che nelle ultime edizioni è stato senza dubbio il migliore degli italiani alla granfondo
CAVALESE. Il sogno è quello di ripetere la gara del 2010, quando arrivò un sorprendente sesto posto. L'obiettivo, più reale e concreto, è quello di entrare nei primi venti, un risultato che già sarebbe da considerarsi soddisfacente. L'Italia punta sul trentottenne primierotto Bruno Debertolis per la Marcialonga, cioè sul fondista che, nelle ultime stagioni, è spesso stato il migliore degli italiani : sesto nel 2010, undicesimo nel 2014, 16° nel 2013, 20° lo scorso anno.
«Sto bene e vengo da tre gare in cui ho avuto buone sensazioni - spiega Debertolis, che nella stagione in corso ha conquistato un 15° posto in Svezia, un 10° posto a Changchun (alla Vasaloppet China), un 20° alla Kaiser Maximilian Lauf in Austria e un 28° sabato scorso a La Diagonela in Svizzera, tutte gran fondo in tecnica classica - Non sono ancora al 100%, ma il mio lavoro era focalizzato per arrivare adesso al top della condizione».
Ha cambiato qualcosa nel metodo d'allenamento?
«Da tre-quattro stagioni, ho incrementato la mole di lavoro, superiore anche rispetto a quando ero professionista - replica l'ex azzurro, che in carriera vanta anche cinque piazzamenti nella "top 10" in Coppa del Mondo - Al tempo arrivavo a 720 ore di allenamento, ora supero le 800. 36 ore a settimana le faccio sempre. Quando nonle faccio, significa che sono in vacanza. Il lavoro è molto incentrato sul double-poling».
Una tecnica (quella del passo spinta senza sciolina sotto gli sci) che ormai adottano tutti i big delle gran fondo in tecnica classica.
«Ci sono percorsi che sembrano inaccessibili senza sciolina, ma al giorno d'oggi i migliori 60-70 atleti non ne fanno uso. In molti pensano che nel passo spinta ci sia solo una componente fisica, io invece la considero una terza tecnica: ci sono lo skating, il classico e il double-poling. La spinta sembra un gesto basilare e in un certo senso lo è, perché è alla base degli altri passi. Se riesci a spingere bene, riesci ad avere un miglior rendimento in tutte le tecniche. Anche la tecnica tradizionale si è spostata in questa direzione e, affinché il double-poling sia redditizio per 3-4 ore di gara, bisogna saper spingere».
Che tipo di Marcialonga si augura Debertolis?
«Mi auguro che si parta a tutta e che ci sia subito selezione, sperando di star bene fin dalla partenza. In una gara come quella di quest'anno, dove ci sono solo 4-5 km a salire dopo il via, si rischia di trovarsi nel tratto finale con 100 o 150 atleti al comando. A quel punto, la gara diventerebbe dura da gestire a livello mentale e aumenterebbero i rischi di cadute e rotture di bastoncini».
L'accorciamento del percorso, da 70 a 57 km (con partenza da Mazzin e tradizionale arrivo a Cavalese) potrebbe dunque incidere sullo sviluppo tattico della gara.
Nella parteiniziale molti più atleti potrebbero rimanere agganciati, senza dimenticare che si arriverà al tratto conclusivo con 40 minuti di gara in meno nelle gambe - conclude il primierotto - Questo, però, non cambierà molto nell'economia delle posizioni di vertice, quanto piuttosto nella lotta per un piazzamento dal 20esimo al 50esimo posto. Per la vittoria i nomi saranno sempre quelli: il mio favorito è il norvegese Gjerdalen, seguito dal russo Chernusov, che ho visto molto bene in salita sabato scorso in Svizzera. La differenza, poi, la faranno imateriali, una componente basilare per puntarein alto».