Baido: «A Levico ho ritrovato la voglia di giocare»
Dopo le "porcherie" del professionismo il bomberone è rinato in riva al lago tra tatuaggi (35) e doppi passi
TRENTO. Barba e capelli alla Liventina? Li serve Raffaele Baido, che a Levico, per sua stessa ammissione, ha ritrovato la voglia di giocare a calcio e di prendere botte (tante, ogni domenica) su di un campo da calcio. Giocate da fuoriclasse, un treno “perso”, ma non per colpa sua, tantissimi tatuaggi sparsi su tutto il corpo e un futuro, post pallone, già indirizzato dai recenti studi: Baido è il “plus” del Levico Terme. Quando è in giornata gli avversari non lo prendono mai e in categoria (in tutta la serie D, non solamente nel girone C) ce ne sono pochi di giocatori come lui, ovvero in grado di vincere da soli una partita. Domenica al “Quercia” il 30enne di Arsego ha fatto il bello e cattivo tempo: prima un rasoterra vincente, poi uno strepitoso assist per Pancheri e, infine, il gol partita con una giocata superlativa: fuga dalla sinistra verso il centro, doppio passo al difensore e tocco delizioso con l’esterno del destro sul portiere in uscita.
Dica la verità: è il più bello della sua carriera?
Mmmm, no. E’ tra i più belli, ma quello che preferisco risale all’ultimo anno di serie D con il Mezzocorona. Eravamo già promossi in Lega Pro e, proprio all’ultima giornata, affrontammo in casa l’Itala San Marco, che all’andata ci aveva “bastonato” per 3 a 0. Entrai a dieci minuti dalla fine ed eravamo già sul due a zero: presi palla a metà campo, saltai tre - quattro avversari e poi infilai il portiere in uscita. Volevamo rendere pan per focaccia all’Itala e io completai l’opera.
Quelli di domenica, però, sono molto più importanti.
Ah senza dubbio. Non vincevamo da sette partite e avevamo un gran bisogno di tornare a festeggiare. Abbiamo chiuso il momento “nero” e adesso proveremo a dare continuità alla vittoria di domenica.
E pensare che, non tanti anni fa, aveva deciso di chiudere con il calcio.
Ero esausto e nauseato. Dopo l’annata in serie D con l’Este non ne potevo più. Prima sono andato in Australia per quattro mesi e lì ho solamente giocato partitelle amatoriali con una squadra locale. Al rientro in Italia mi sono fermato a Milano dove ho frequentato da parrucchiere all’Accademia Toni&Guy. Per ora taglio i capelli ai compagni di squadra, ma un domani potrebbe diventare il mio lavoro.
E a tatuaggi come è messo? Quanti ne ha?
Il numero esatto, sinceramente, non lo so. Più di 30, direi un 33 - 35 e, sicuramente, non ho finito. L’ultimo fatto? Una lampadina. Il prossimo? E’ un disegno molto elaborato che coprirà la parte alta della schiena.
E l’occasione persa con il Messina?
Nel 2008 il direttore sportivo Gasparin venne a vedermi parecchie volte e, dopo l’ultima partita di regular season era tutto fatto. Avevo disputato una buona stagione in Lega Pro con il Mezzocorona e mi sentivo pronto per cimentarmi in una categoria importante quale la serie B. Poi, purtroppo, il Messina fallì e non se ne fece nulla.
Chi le ha fatto tornare la voglia di giocare?
Il mister (Melone, ndr) la scorsa estate mi ha detto : “Raffa se vieni tu vinciamo il campionato”. E a Levico ho trovato un gruppo stupendo che mi ha fatto dimenticare tutte le “porcherie” che ho trovato in ambito professionistico.