Studenti costretti alla Dad, sabato a Trento la manifestazione di protesta dei genitori. Lettera ai presidi: “Vediamo i nostri figli scivolare nell'apatia”
Il comitato scuola in presenza per la provincia autonoma di Trento, con la partecipazione del presidio genitori e insegnanti del Primiero, si mobilitano “Per gli adolescenti è un dramma: sono anestetizzati” (foto tema Ansa)
TRENTO. Le famiglie dei “forzati della Dad” scendono in piazza anche a Trento. Il comitato scuola in presenza per la provincia autonoma di Trento con la partecipazione del presidio genitori e insegnanti del Primiero organizza per sabato 27 marzo al prato delle Albere una manifestazione rivolta a famiglie e studenti per la riapertura in presenza di tutte le scuole di ordine e grado. L’appuntamento è dalle 15 alle 17. “La manifestazione - recita una nota del comitato – si terrà in forma statica nel rispetto della normativa Covid vigente e delle comuni regole civili.
Una lettera a tutti i dirigenti di ogni scuola di ordine e grado è stata inviata oggi dallo stesso comitato. Eccola.
Gentilissimi Dirigenti e gentilissimi insegnanti,
siamo il Comitato Scuola in Presenza per la Provincia Autonoma di Trento composto da genitori e da educatori apolitici uniti per la riapertura della scuola. Ci discostiamo integralmente da movimenti di ogni genere che non puntino allo stesso obiettivo: riaprire le scuole di ogni ordine e grado in sicurezza secondo i protocolli vigenti. Siamo genitori stanchi di vedere i propri figli svuotarsi, giorno dopo giorno, di quell'Energia Vitale che li dovrebbe caratterizzare. E' innegabile che la chiusura delle scuole stia creando problematiche ai bambini del nido, a quelli della scuola materna e delle scuole elementari; ai ragazzi delle scuole secondarie di primo e di secondo grado. Tutti loro sono i grandi dimenticati di questa seconda fase dell'emergenza sanitaria: gli adolescenti in particolare stanno vivendo un vero e proprio dramma, che si è palesato pian piano nel corso di questo ultimo anno. Noi genitori li vediamo scivolare lentamente ma inesorabilmente in uno stato di apatia, e quasi come anestetizzati essi non riescono più a percepire alcuno stimolo. E silenziosamente è la generazione del futuro che rimane disattesa nelle sue aspettative nei confronti del mondo e della scuola. Si sta registrando un aumento dei tentativi di suicidio tra i teenagers e un crescente numero di problematiche tra i più piccoli come conseguenza a questo modo di fare scuola. Ma tali numeri non sono quelli che interessano alla politica, concentrata verso altre cifre, quali i soldi investiti dalla PA in un nuovo modo di fare scuola e quant'altro. Con la presente vogliamo fare appello al vostro cuore: l'insegnamento non è solo una professione, ma prima di tutto è una missione! Perché richiede ad un educatore, ad un maestro, ad un professore di mettere tutto sé stesso in ciò che fa, e di farlo con coraggio. Noi lo sappiamo, e di questo ve ne siamo grati. VI chiediamo, però, di avere ancora una volta coraggio e di spenderlo per i nostri ragazzi, che poi sono anche vostri. In qualche modo la scuola è sempre la seconda casa degli studenti e voi siete la loro seconda famiglia. Aiutateci! Aiutateci a riportare i nostri figli in classe! Fate in modo che questo grido di dolore non rimanga inascoltato; se c'è una cosa, una sola cosa che oggi dobbiamo fare, è stare dalla parte dei ragazzi. Essi non si meritano tutto questo, non meritano che venga loro strappata dalle mani questa unica occasione di essere bambini o di essere adolescenti, di innamorarsi tra i banchi di scuola, di litigare coi compagni per poi imparare a fare pace, di confrontarsi con gli altri per capire di non essere da soli, per sperimentare l'empatia, la competizione, l'invidia sana che porta al miglioramento di sé stessi, lo scambio di idee e di fantasie.
Qui il manifesto della manifestazione.