LA PROTESTA

Scuola dell’infanzia a luglio in Trentino, l’insegnante contro la Giunta provinciale: “Ha fatto di tutto per svilire il nostro lavoro. Viviamo un incubo”

La terstimonianza di Mara Cappelletti: “Abbiamo lavorato in condizioni spesso estreme, anche per più di 7 ore senza pausa con più di 20 bambini. Amiamo il nostro lavoro, ma abbiamo bisogno anche di un recupero psicofisico”



TRENTO. “Dov’è finita la vera scuola?” è il titolo di un intervento di Mara Cappelletti, insegnante della scuola dell'infanzia provinciale, che fa alcune considerazioni in merito alla vicenda del prolungamento del calendario scolastico della scuola dell'infanzia previsto per il mese di luglio.

Gli insegnanti della scuola dell’infanzia stanno vivendo da troppo tempo un incubo. Proprio così, ci si sveglia al mattino dopo una notte spesso insonne e tormentata e ci si chiede in coro: “Dove abbiamo sbagliato? Possibile che nonostante l’impegno e la grande fatica psicofisica quotidiana per tenere alta la qualità delle proposte formative e didattiche, malgrado le gravi restrizioni, le ordinanze e i protocolli dovuti al covid, gli sforzi sostenuti dalle insegnanti, invece di essere apprezzati, possano essere contrariamente svenduti e diventare uno slogan meramente politico?”

La SCUOLA DELL’INFANZIA e non ASILO o SERVIZIO CONCILIATIVO, è infatti il primo gradino del sistema di istruzione ed è riconosciuta come un ambiente educativoscolastico e gli insegnanti che vi operano posseggono un bagaglio professionale supportato da una formazione pedagogica e didattica, nonché un’esperienza sul campo spesso più che trentennale.

Siamo tutti d’accordo nell’affermare che la pandemia ha creato in tutti indistintamente dal genere e dalla condizione sociale, insicurezze emotive, sociali ed economiche. La famiglia per di più come prima agenzia educativa e sociale, in questo particolare momento storico ha bisogno di essere sostenuta, ma è riduttivo pensare che ciò possa avvenire scaricando esclusivamente tale responsabilità sull’apertura della scuola dell’infanzia nel mese di luglio, ossia prolungando il calendario scolastico! C’è bisogno di una politica sociale che si impegni veramente per sostenere le molteplici esigenze delle famiglie, investendo sulle varie professionalità presenti nei servizi territoriali.

La domanda sorge spontanea: “ma le famiglie trentine hanno solamente figli di un’età compresa tra i 3 e 6 anni?  Siamo sicuri che si soddisfano le esigenze delle famiglie snaturando l’identità e il valore della scuola infanzia con l’apertura del mese di luglio? E per agosto il problema non sussiste? Di fatto tutte le controversie mediatiche che si sono innescate non hanno certamente contribuito ad accrescere la stima e la fiducia necessarie tra le due agenzie educative: la scuola e la famiglia che concorrono all’ educazione e alla crescita armonica del bambino ponendo al centro i suoi bisogni! A scuola i bambini e le loro insegnanti si sono messi in gioco durante questo lungo e difficoltoso anno scolastico, si sono reinventati scoprendo insieme nuovi spazi ed equilibri in condizioni spesso estreme. Tutto ciò al fine di progredire nella socializzazione e nelle competenze, poiché la scuola dell’infanzia è un ambiente educativo di esperienze concrete che valorizza il gioco in tutte le sue forme ed espressioni come occasione di apprendimento attraverso una molteplicità di attività e sperimentazioni didattiche. Non è facile mettere in atto un sistema educativo - scolastico in una circostanza estremamente delicata e complicata di emergenza sanitaria. In ogni modo gli insegnanti, ciascuno con le proprie preoccupazioni, fragilità ed incertezze, hanno fatto tutto il possibile per accogliere e sostenere i bambini ed offrire loro, nonostante la situazione di emergenza sanitaria, una scuola di qualità. Infatti, anche le insegnanti sono persone, figlie, madri e mogli che hanno provato spesso sulla loro pelle le problematiche e le conseguenze di questa pandemia mondiale.

Abbiamo lavorato sempre con passione ed umanità e con lo spirito di resilienza che fa parte del nostro operato ormai da tempo. Nessuno fa presente quanto sia faticosamente al limite l’organizzazione nella quotidianità soprattutto quando mancano le supplenti e si sta in servizio anche per più di 7 ore senza alcuna pausa con più di 20 bambini, bellissimi, ma spesso tanto vivaci che abbisognano di continui interventi di contenimento.

E nessuno riconosce l’ingente monte ore (210 ore), anche quest’anno abbondantemente e gratuitamente sforato per esigenze di organizzazione e funzionamento scolastico, legato agli impegni di programmazione, verifica/valutazione, preparazione attività, documentazione didattica, collegio docenti, collegio personale, incontri con le famiglie, attività formative, progetti di continuità (nido, infanzia e scuola primaria), compilazione e consegna schede, gruppi di lavoro interdisciplinari, impegni organizzativi e rapporti con enti e territorio, sostituzione colleghi assenti e comitato di gestione.

Facciamo bene i conti e scopriremo che anche gli insegnanti raggiungono esattamente l’orario di un qualsiasi dipendente pubblico a tempo pieno. Per quanto riguarda la pausa estiva, ma quando mai è stata di due mesi? La prima settimana di luglio e l’ultima di agosto sono sempre dedicate alle attività formative, di chiusura e apertura scolastica; ciò detto per puntualizzare, non certo per giustificarci! Quindi nei periodi di sospensione dell’attività didattica, l’attività lavorativa dell’insegnante prosegue con l’attività organizzativa.

Amiamo il nostro lavoro, ma abbiamo bisogno anche di un recupero psicofisico per poter affrontare ed organizzare e gestire al meglio il successivo anno scolastico con i vostri bambini e bambine, immaginate questo in particolare per tutti!

L’attuale governo provinciale che è anche il nostro datore di lavoro ha fatto di tutto per svilire il nostro operato, siamo una categoria di poveri insegnanti facilmente screditabili a discapito della nostra professionalità e dignità umana! Siamo convinti che esistono le famiglie che partecipano alla vita scolastica dei loro figli, che ne riconoscono il valore, la fatica e l’impegno; quelle che hanno il coraggio di chiedere a chi di dovere un sostegno adeguato a tutti i loro figli e figlie; quelle che preferiscono dare ai loro bambini e bambine opportunità ricreative in altri contesti, meno strutturate rispetto a quelle vissute a scuola; quelle che hanno piacere di far trascorrere del bel e meritato riposo dopo 10 mesi di impegno e fatica perfino facendo esperienze in famiglia.

Difatti ci affidano le loro creature per gran parte della giornata, talvolta non prettamente per esigenze lavorative, ma poiché credono nel valore e nell’identità della scuola che ha inizio a settembre e finisce a giugno!













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