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Materne, calo di 500 iscrizioni all’anno. Bisesti: «Zerosei, una sfida che il Trentino deve cogliere»

Materne, calo di 500 iscrizioni all’anno. Masè: «Abbattere le barriere tra nidi e materne». Sperimentazione a Sardagna



TRENTO. La quinta commissione del consiglio provinciale è tornata oggi (31 gennaio) a occuparsi del contestato disegno di legge sullo “zerosei” sull’integrazione tra nidi e materne proposto da Vanessa Masè (Civica). 

Per l’assessore all’istruzione Mirko Bisesti, che ha annunciato una serie di emendamenti al ddl, «è una sfida che il Trentino può e deve accettare». «Ci sono difficoltà, ha aggiunto, per tenere aperte scuole in zone periferiche e in quelle più colpite dal calo demografico. Ma non si sono chiuse scuole, ha ricordato, e si è andati spesso in deroga coinvolgendo comunità e gestori. Ma lo si è fatto con un notevole sforzo economico a fronte di un calo di 500 iscrizioni all’anno». 

La consigliera della Civica ha tracciato il quadro delle scuole infanzia in Trentino che nel passato sono arrivate a ospitare 19 mila iscritti, contro i 12.700 attuali e che nell’anno scolastico 2023 – 2024 si ridurranno a 12.300. Un calo evidente, di fronte al quale permane la volontà di mantenere il più possibile i servizi d’infanzia sul territorio. Ma, ha ricordato Masè, «non si può dimenticare che perdendo 20 sessioni all’anno si rischia di perdere 60 insegnanti. Nei nidi, invece, i posti sono oggi 3800 e con gli investimenti del Pnrr si potranno avere in 5 anni altri 500 posti in più. Un salto in avanti, certo, che però non basta».

Masè ha poi respinto la critica che nel suo ddl mancherebbe un disegno pedagogico. Invece, ha affermato, molti sono i passaggi dedicati ai criteri educativi. Ma gli indirizzi pedagogici, ha sottolineato, non li deve dare la

legge: questi spettano alle linee guida. Anche a Trento, a Sardagna, ha ricordato Masè, si sta progettando con l’assenso del Comune lo “zerosei”. Quindi, senza quadro normativo ci sarà davvero un salto nel buio, perché la Pat non potrà coordinare questo servizio.

Il ddl, ha detto ancora, non prevede che i bambini vengano messi in classi comuni: il personale dei nidi seguirà sempre i più piccoli e le maestre delle materne i più grandi. Ma un degli obiettivi principali è l’inserimento a pieno titolo dello “zerosei” nel percorso scolastico. In questa logica di espansione dell’offerta educativa e formativa, ha aggiunto la consigliera, non ha senso investire due milioni di euro per costruire nuovi edifici quando, con 500 mila euro, si possono recuperare spazi in strutture delle scuole d’infanzia già capillarmente presenti. Ma quello economico, ha detto ancora, non è il primo obiettivo del ddl anche se la necessità di razionalizzare le risorse, per dare continuità al servizio.

Masè ha poi presentato gli emendamenti. Uno dei quali, ribadisce il concetto di progressività di applicazione dello “zerosei” e se ne specificano i contenuti, definendo con precisione i contorni dell’incontro e dei percorsi comuni dei bambini. Con l’obiettivo di abbattere la cesura netta oggi esistente tra nido e scuola dell’infanzia, che pone spesso problemi alla continuità educativa. Particolare attenzione viene posta sulla necessità di mantenere i servizi anche nelle valli. Masè ha proposto un altro emendamento che riguarda le scuole a rischio di chiusura che potrebbero avere un’opportunità, seppur eccezionale, prevedendo la “coabitazione” di insegnanti e bambini dai zero ai sei anni. Ma questo, ha sottolineato, non rappresenta il cuneo per dire che le maestre della scuola d’infanzia dovranno occuparsi di tutto e tutti. 

Paola Demagri (Casa autonomia ue)  ha detto però di continuare a non capire la necessità di varare una norma quando ci sono già esperienze “zerosei” attive che possono fare da sperimentazione. L’esponente di Casa autonomia, quindi mantiene i dubbi sulle finalità del ddl che, a suo parere, ha al fondo l’obiettivo, sul quale va fatto chiarezza, di razionalizzare strutture e personale.

Per Lucia Coppola (Misto) il ddl «è una forzatura, serve una fase sperimentale, le insegnanti delle scuola dell’infanzia si trovano troppo spesso di fronte a scelte già fatte». 

Per Lucia Maestri (Pd) «gli emendamenti testimoniano che il ddl andrebbe riscritto, il Trentino è stato un faro sulle scuole materne, con una legge costruita dal basso, a partire dagli operatori».













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