La Dad non aumenta l’abbandono degli studi nelle scuole superiori trentine
Lo rivelano i numeri dell’Ufficio per la valutazione politiche scolastiche: «La quota di abbandoni nel 2020 si è attestata al 7%, la metà di quella registrata dalla media italiana che è attorno al 15%». Per l’anno in corso le previsioni sono premature
TRENTO. «I dati dello scorso anno scolastico mostrano come in Trentino il ricorso alla didattica a distanza non abbia aumentato l’abbandono degli studi da parte degli studenti superiori meno motivati a proseguire. Il loro numero è rimasto nella quota fisiologica di 400 o 500 abbandoni su 27mila studenti». Lo afferma il responsabile dell’Ufficio per la valutazione politiche scolastiche del Dipartimento della conoscenza Francesco Pisanu, che rassicura in merito al rischio che la didattica a distanza possa aver esacerbato il desiderio da parte di alcuni studenti superiori di abbandonare il loro percorso di studi e si dice fiducioso della tenuta del sistema scolastico trentino in merito alla prevenzione degli abbandoni.
«Non vogliamo fare i “primi della classe” – commenta – ma in Trentino la quota di abbandoni si attesta al 7%, ovvero la metà di quella registrata dalla media italiana che è attorno al 15%. Questo perché investiamo molto nella scolarizzazione e nella motivazione degli studenti a maggior rischio abbandono». Più incerta è la situazione in merito all’anno scolastico in corso e che terminerà a giugno 2021: «Non abbiamo dati in tempo reale, - ha spiegato Pisanu - Ed i conteggi potranno essere fatti solamente alla fine dell’anno scolastico».
A ciò si aggiunge che l’anagrafe degli studenti trentini è “svincolata” da un registro nazionale: «Il conteggio degli abbandoni è complesso - indica Pisanu -. Molto spesso i ragazzi “spariscono” non perché abbandonino il percorso di studi, ma perché si trasferiscono fuori regione e non sempre comunicano formalmente la rinuncia agli studi. Per questo siamo soliti parlare di “presunti abbandoni”, che solitamente si attestano tra i 350 e i 500 l’anno». I dati riferiti sono di difficile interpretazione in quanto non vengono scorporati tra le diverse tipologie di scuola. Si è infatti portati a credere che l’abbandono scolastico riguardi soprattutto le scuole maggiormente orientate al mondo del lavoro, come le scuole professionali. L’ipotesi è però smentita da Pisanu: «Non vediamo se i 400 abbandoni si concentrano maggiormente nei licei, negli istituti tecnici o nelle professionali, ma non è corretto assumere che ad abbandonare gli studi siano soprattutto gli studenti di queste ultime. L’abbandono scolastico è trasversale a tutte le tipologie di studi e risponde a tantissime dinamiche che coinvolgono principalmente il singolo studente, come ad esempio i problemi familiari. Non è corretto generalizzare». I conti in ogni caso si faranno a fine anno, anche perché le frequenti fermate e ripartenze della scuola hanno segnato più quest’anno che quello precedente, che per altro si era concluso con un minimo storico nelle carenze formative, come ricorda Pisanu: «Alla fine dell’anno scorso abbiamo registrato 2500 “debiti” contro i consueti 5000, la metà, il che indica che si è voluto tenere conto della situazione di assoluta emergenza che gli studenti e i docenti hanno affrontato negli ultimi tre mesi dell’anno scolastico».
L’allarme abbandoni era stato lanciato dalla ong Save the children, che in una ricerca pubblicata a gennaio ipotizzava che il 30% dei ragazzi sia a rischio abbandono scolastico come conseguenza della teledidattica che acuirebbe la frustrazione degli studenti: «Il problema esiste e non va sottovalutato, - ha riflettuto Pisanu - ma in Trentino stiamo riuscendo a contenere questo fenomeno entro la normale fisiologia».