«Insegnanti di sostegno: in Trentino numeri insufficienti, il sistema di reclutamento non funziona»
Monica Bolognani (Cisl scuola): "Servirebbe una figura professionale in grado di seguire ogni singolo studente con bisogni educativi speciali legati a una disabilità"
TRENTO. Docenti di sostegno, il sistema di reclutamento appare a tratti poco funzionale, con gli insegnanti che si trovano in numero insufficiente a compiere un lavoro didattico particolarmente impegnativo. Per le scuole diventa inevitabile doversi rivolgere alle cooperative. È quanto emerge dalla nostra conversazione con Monica Bolognani, segretaria di Cisl Scuola, che ci ha aiutato a ricostruire come funziona il sistema del “sostegno” in Trentino.
Ma Bolognani aggiunge che si starebbero aprendo nuovi scenari grazie alle misure previste nella recente legge di stabilità: «Nella legge provinciale di stabilità del 2021 sono previste misure straordinarie per la nomina di docenti di sostegno e che di fatto, se funzionassero, foraggerebbero la scuola di docenti di sostegno provenienti dalle graduatorie d’istituto».
Segretaria Bolognani, in che modo gli insegnanti di sostegno sono assegnati agli studenti con bisogni educativi speciali?
Il docente di sostegno viene assegnato alla classe e non allo studente che si avvale della legge 104. Il singolo docente può trovarsi a dover “accompagnare” più ragazzi per una parte del loro orario scolastico ed è quindi cruciale la presenza degli assistenti educatori che completano con la loro presenza la copertura del sostegno. Le ore di scuola eventualmente residue si affidano agli educatori forniti dalle cooperative.
Come vengono definiti i criteri di assegnazione dei docenti?
I criteri provinciali indicano la quota di un insegnante di sostegno ogni cento alunni iscritti alla scuola. È chiaramente un numero troppo basso. Servirebbe una figura professionale in grado di seguire ogni singolo studente con bisogni educativi speciali legati a una disabilità. In base al contenuto della certificazione dello studente legge 104, la scuola redige un “Pei”, piano educativo individualizzato, nel quale si definisce il percorso formativo dello studente. Il dirigente scolastico chiede alla Provincia le ore necessarie alla copertura del “Pei” in base alla necessità dello studente: queste ore si devono incontrare o “scontrare” con i criteri di assegnazione dell’organico dei docenti di sostegno. Insomma, c’è una specie di “contrattazione”. Quando la copertura oraria affidata agli insegnanti di sostegno è insufficiente, le scuole ricorrono ai fondi assegnati dalla Provincia per accedere ai servizi delle cooperative.
Come si accede alla specializzazione per insegnanti di sostegno?
La specializzazione al sostegno è un percorso lungo un anno che i docenti svolgono mentre lavorano a scuola. È oneroso per le tasche degli interessati: costa 3000 euro più l’iscrizione che varia dai 100 ai 150 euro. Inoltre non è equiparabile all’abilitazione che ottengono i docenti di materia, che permette loro di raggiungere un posto a tempo indeterminato. Ricordiamo inoltre che il docente, entrato in ruolo con specializzazione sul sostegno e anche con l’abilitazione relativa alla materia di concorso, è vincolato per cinque anni all’insegnamento sul sostegno.
Con il risultato che trovare docenti di sostegno si rivela difficile, è così?
Il risultato è che i docenti di sostegno sono pochi e le scuole, dopo essersi rivolte agli assistenti educatori - altro personale in carico alle scuole stesse - si devono rivolgere alle cooperative, le quali offrono educatori che garantiscono assistenza agli studenti e lo fanno con buona volontà, professionalità ed attenzione, concorrendo alla didattica.
E i genitori come si orientano in questo sistema che non è in grado di accompagnare come si dovrebbe il percorso scolastico degli studenti con legge 104?
Arrivare alla certificazione di una disabilità per il proprio figlio è un percorso emotivamente provante, se poi la scuola non è in grado di garantire la continuità del docente o la qualità dell’offerta formativa, il genitore è disincentivato a proseguire nel rinnovo della certificazione 104, che va ripetuta ad ogni grado scolastico, privando il proprio figlio di un potenziale aiuto. Lo studente si trova dunque davanti a un bivio: o si avvale della 104 e passa al successivo grado scolastico con un attestato che ne permette la promozione, o non si avvale della 104 andando incontro ad un’esperienza scolastica probabilmente infelice. Il genitori si scontrano con queste disfunzioni, le trovano insormontabili e, a volte, non hanno altra scelta reale che optare per il male minore.