Facoltà di Medicina, torna il dibattito sul numero chiuso
La ministra Cristina Messa ribatte ad alcuni governatori regionali che chiedono lo stop: «Il numero chiuso garanzia di qualità, ma sarà possibile prepararsi al test dalla quarta superiore e provare più volte»
ROMA. Nuovo anno accademico, vecchio dibattito. Si tratta dell'annosa questione del numero chiuso alle facoltà di Medicina, contro cui oggi è stato scagliato un nuovo attacco.
Ad andare alla carica, oggi 13 agosto, è l'assessore regionale alla sanità del Lazio Alessio D'Amato: «Se non si trovano medici - afferma - significa che il sistema formativo non funziona e mortifica centinaia di giovani che non riescono ad accedere».
La denuncia di D'Amato non è certo la prima. In passato, diversi presidenti di regione tra cui Giovanni Toti (Liguria), Nello Musumeci (Sicilia), Luca Zaia (Veneto) o altri rappresentanti come l'assessore alla Sanità Luca Coletto in Umbria - chiedono con insistenza l'abolizione del numero chiuso.
Per il presidente della Crui, Ferruccio Resta, «Non è un problema di numero chiuso ma serve il coraggio della pianificazione e delle priorità su cui investire».
Ma la ministra dell'Università e della Ricerca Cristina Messa ribatte: «Dall'anno accademico 2022-2023 ci sarà già un grande cambiamento per accedere alla facoltà di medicina: non più una sola data, ma un percorso che consenta ai ragazzi dalla quarta superiore di prepararsi, autovalutarsi e poter tentare più volte nel corso dell'anno il test».
Tuttavia niente abolizione del numero chiuso: «Il numero chiuso è necessario - aggiunge la ministra - per mantenere alta la qualità, sia nel caso di una selezione all'ingresso sia nel caso di "sbarramento" al secondo anno di università, come accade in Francia».