Zen, il border collie che insegna agli altri cani come salvare i dispersi sulle Dolomiti
Dopo anni di servizio, è diventato un “maestro” per gli altri cuccioli: l’importanza dei cani da salvataggio cresce, di pari passo con la quantità di valanghe che colpiscono le Alpi
TRENTO. Come racconta l’Independent, Zen è un border collie di cinque anni: un po’ come gli altri cani da salvataggio, sfrutta le sue capacità olfattive per individuare i dispersi sotto la neve – quando sono necessari interventi sulle Dolomiti, che potremmo dire “suo” territorio. Dopo tre anni di servizio, è lui il “maestro” degli altri cani – una ventina circa nel complesso – che operano nei salvataggi sulle Dolomiti, un ruolo cresciuto e diventato sempre più importante, anche per la percentuale di valanghe, in crescita dal 2000 in poi (circa il 50%, come riporta sempre il tabloid inglese).
Il funzionamento dell’addestramento sembra semplice, da fuori: si simulano delle operazioni, si riempiono di coccole i cagnolini responsabili del salvataggio e così via, sotto gli occhi dei cadetti – altri cani – che diventeranno, un giorno, proprio come Zen. C’è, qui, un grande “ma”: è necessario che il padrone ed il “proprio” cane – ad ogni operatore sta il ruolo di crescere ed educare fin da cucciolo il partner a quattro zampe – devono avere un legame fortissimo: le operazioni sono – spesso – estremamente delicate, è necessaria un’intesa non indifferente. Come racconta Paolo Sbisa, supervisore di Zen, “Se questo rapporto manca, non c’è modo di leggere cosa stanno cercando di dirci”.
(Foto Club Alpino Svizzero)