Trentino, il crollo (causa Covid) del turismo invernale: meno 92,5%
Le chiusure per la pandemia hanno bloccato qualsiasi cosa. Il dato peggiore sulle Dolomiti di Brenta. Considerando alloggi privati e seconde case la perdita è del 90 per cento
TRENTO. La stagione invernale passata resterà (nel male) unica. E questa è la premessa e la speranza. perché i numeri sui flussi turistici registrati dall’Ispat, l’istituto di statistica della Provincia di Trento, sono impressionati. E logicamente segnati dalle chiusure imposte dal Covid. Un dato per tutti.
Gli arrivi sono stati poco superiori alle 100 mila unità con un crollo rispetto all’anno precedente del 92,5%.
Segno decisamente negativo anche per il numero dei pernottamenti che è diminuito rispetto all’inverno precedente del 93,1%, con un valore prossimo alle 393mila presenze.
Entrambi i settori (alberghiero ed extra alberghiero) per l’Ispat evidenziano variazioni molto negative rispetto ai numeri della stagione precedente: -92,7% gli arrivi e -95,5% le presenze nel settore alberghiero; -91,2% gli arrivi e -81,5% le presenze nel settore extralberghiero.
Il crollo dei pernottamenti riguarda sia gli ospiti italiani che stranieri; questi ultimi sono quasi annullati.
Il numero dei pernottamenti registrati mensilmente durante l’inverno 2020/2021 è abbastanza costante: il valore più alto si osserva in dicembre (91.297) e il numero più basso ad aprile (72.676). Le presenze rilevate, secondo l’istituto di statistica, sono da attribuire a persone che si sono spostate per motivi di studio e di lavoro.
Il movimento rilevato nella stagione turistica invernale non risulta confrontabile con la serie storica degli anni precedenti. Ma questo era, appunto, il punto di partenza: divieto di movimento, impianti chiusi, una realtà con la quale non ci si era mai confrontati prima.
Tutti gli ambiti turistici mostrano un consistente decremento degli arrivi e delle presenze; solo gli ambiti di Trento e Rovereto (e le zone fuori ambito) registrano flessioni marginalmente più contenute sostanzialmente perché i tipi di flussi (e di interessi) sono diversi.
Considerando anche la stima del movimento in alloggi privati e seconde case, il bilancio della stagione turistica invernale 2020/2021 risulta in calo del 90,8% negli arrivi e del 90,9% nelle presenze.
Vedendo i movimenti registrati nei diversi ambiti in cui è divisa la provincia, il dato sensibilmente più negativo è quello che è stato registrato dalle Dolomiti di Brenta-altopiano della Paganella con un meno 99,2% seguita da Sole-Peio e Rabbi con un meno 97,7 per cento.
Flessione di poco inferiore al 90 per cento per il Garda Trentino mentre l’ambito che ha avuto il dato meno sconfortante è Trento con un meno 73,7.