"Passi dolomitici? Niente divieti ora puntiamo sull’elettrico"
L’assessore provinciale altoatesino alla mobilità: «Il Codice della Strada non consente la chiusura dei valichi alpini». Gruppo di lavoro con Trentino e Veneto
BOLZANO. «Questi livelli di traffico, in Dolomiti, nelle valli, sono insostenibili, sono assolutamente d’accordo». Lo afferma l’assessore provinciale alla mobilità Daniel Alfreider, commentando gli esiti del convegno tenutosi ieri allo Sheraton sulla gestione sostenibile delle aree montane altoatesine ma non solo.
L’assessore però non ci sta a ricevere le critiche da parte di Alpenverein e Club alpino italiano senza replicare. A fronte di polemiche e critiche a suo dire non molto costruttive, occorrerebbe piuttosto essere ottimisti, collaborativi, propositivi.
Come sta facendo la Provincia di Bolzano, che ha istituito un gruppo di lavoro con le regioni confinanti. Fra un paio di mesi, a Roma verranno spedite delle proposte. Che verteranno soprattutto sul potenziamento del mezzo pubblico, elettrico, a idrogeno, e della rete di ricarica dei mezzi elettrici.
L’assessore Alfreider, ladino badiota, conferma: «Gli attuali livelli di traffico sulle Dolomiti e nelle valli altoatesine non sono più accettabili, lo diciamo anche noi. Io in particolare lo dico come cittadino di queste valli: non è più accettabile, dobbiamo fare qualcosa per gestire i flussi di traffico, ma non per impedirli con divieti».
La questione, chiarisce Alfreider, è assai più complessa di quanto la si voglia banalizzare. Un esempio concreto: «Solo sull’Alpe di Siusi attualmente si contano trentatremila deroghe al divieto di transito. Tutti hanno il diritto di passare». Della serie, hai voglia a impedire, ma poi ci sono i diritti dei proprietari, dei gestori, dei contadini. Che anche volendo non è possibile né ignorare né aggirare.
«La riduzione del traffico e l’incremento della mobilità sostenibile sono i punti principali sui quali stiamo lavorando.
Ricordo il lavoro sui passi al confine con le altre regioni. Per la prima volta in assoluto abbiamo istituito un tavolo di confronto con il Veneto e con il Trentino. Insieme stiamo progettando le linee guida lungo le quali ci si muoverà in futuro. Noi vogliamo essere ottimisti, proporre progetti».
Se c’è addirittura la richiesta da parte del Cai e dell’Alpenverein di chiudere i passi dolomitici e non, Alfreider si limita a chiosare: «Questa proposta deve essere accompagnata da un adeguamento della normativa nazionale». È inutile, fa intendere Alfreider, proporre astrattamente una soluzione, un qualcosa che su base nazionale non è possibile, non è attuabile, non è realizzabile. «Noi invece vogliamo valorizzare chi vive nelle valli, chi lavora nelle valli, chi viene a trascorrere le proprie vacanze nelle valli. Dobbiamo lavorare affinché il traffico di transito venga diminuito, che la viabilità sia migliorata».
Il gruppo di lavoro interregionale, prosegue, è al lavoro per trovare la formula giusta, «coinvolgendo anche la mobilità funiviaria che già esiste. Se le auto vengono lasciate in fondovalle e si usano gli impianti che già ci sono, ben venga. Che noi incentiviamo solo le cabinovie per fare un favore agli albergatori non corrisponde al vero. In Badia, in Gardena, non sono stati concessi finanziamenti al riguardo, gli impianti però funzionano e costituiscono un’alternativa. Per quanto riguarda gli impianti nuovi è un altro discorso, se ne può, se ne deve parlare».
Alfreider però punta su altro: «Se vogliamo risolvere, occorrono ottimismo e collaborazione. C’è poco da fare, non si può andare contro il codice della strada, il diritto di circolazione deve essere garantito, se uno lavora in un’altra valle deve poterla raggiungere». Alfreider, con Zeller, è stato l’unico a lavorare a Roma: «Grazie a una modifica sotto forma di norma di attuazione allo Statuto, possiamo introdurre delle limitazioni fra province autonome». Ma ciò non si può applicare col Veneto, per quello occorrerebbe un intervento normativo di carattere statale. «Altro che criticare, il Cai, associazione nazionale di peso, intervenga a livello statale per cambiare la normativa. Mettano in pratica, ci aiutino». Per intanto, Bolzano Trento e il Veneto stanno predisponendo una scheda di progetto: «Una richiesta di contributi al ministero. Sarà pronta in un paio di mesi. Si andrà nella direzione della mobilità sostenibile: potenziamento del servizio pubblico, acquisto di tanti nuovi mezzi elettrici, colonnine di ricarica per le auto elettriche». DA.PA.