Lago di Garda, dal Ministero uno stop di altri sei mesi per il ripopolamento del coregone
E’ di queste ore la non decisione del Ministero della Transizione Ecologica sul futuro dell’immissione del coregone nel Lago di Garda: si dovrà attendere ancora. Una non decisione che non tiene conto della valenza economica, turistica e gastronomica del coregone che è un piatto gardesano tradizionale.
LAGO DI GARDA. E’ di queste ore la non decisione del Ministero della Transizione Ecologica sul futuro dell’immissione del coregone nel Lago di Garda: si dovranno attendere ancora sei mesi. Con tre anni di divieto alle spalle, si va così verso un quadriennio d’ attesa per rivedere la valutazione del coregone che oggi è quella di pesce non autoctono e da qui il divieto di immissione di nuove uova. Una non decisione che non tiene conto della valenza economica, turistica e gastronomica del coregone che è un piatto gardesano tradizionale.
I pescatori del lago avevano già criticato più volte e in vari modi il divieto, in considerazione anche del fatto che il coregone rappresenta l’80% del pescato e con la sola auto riproduzione non si può nemmeno garantire la conservazione dell’ecosistema. La situazione attuale mette in difficoltà il Lago di Garda considerando che per il lago di Iseo e di Como, l’autorizzazione è già stata concessa.
Uno stop inatteso che però non coglie impreparata la Regione Lombardia, la dichiarazione di Alessandro Beduschi assessore regionale All’agricoltura e Sovranità Alimentare "Regione Lombardia farà di tutto per consentire, anche nel lago di Garda, l’immissione e la pesca del coregone, oggi bloccata dalle norme nazionali che considerano la specie alloctona e quindi concorrenziale con il carpione. Lo faremo attraverso il finanziamento di nuovi studi scientifici a sostegno delle nostre tesi, per superare questo stallo che sta mettendo a rischio l’intero settore della pesca e il relativo indotto”.
Nel contempo Diego Invernici, consigliere regionale di Fratelli d’Italia ha presentato un Ordine del giorno nel corso della recente sessione di bilancio che ha ottenuto consenso unanime del Consiglio, dando mandato alla Giunta di reperire risorse per finanziare nuovi studi biologici di biomassa e di specie ittica che giustifichino l’eventuale ripopolamento del coregone nelle acque del Garda. “La politica -sottolinea Invernici - non può rimanere ferma rispetto a un problema che per il Garda non ha ancora avuto risposte, dopo le deroghe concesse per i laghi di Como e d’Iseo. Se, come richiesto dal Ministero, l’unica strada per superare questa situazione che paralizza da oltre tre anni la semina di coregone nelle acque gardesane è quella di produrre nuove evidenze scientifiche, ci attiveremo in fretta”.
In passato era venuta a mancare un’azione comune tra le tre province gardesane, a sostegno della richiesta di autorizzazione al ripopolamento, a questo proposito l’assessore Beduschi: “In questi giorni i miei uffici sono in costante contatto con quelli della regione Veneto e della provincia di Trento, con l’obiettivo di predisporre assieme questo studio, nell’interesse di tutta la comunità del Garda. Inoltre, ho chiesto al Ministro Lollobrigida di farsi da tramite con il collega Pichetto Fratin per cercare di far sentire con ancora più forza la voce della Lombardia. Il divieto si basa a nostro giudizio, più su un preconcetto ideologico che su una vera e propria condivisione di dati precisi e recenti. Se ci è richiesto di presentare nuove prove per smentire questa tesi, dimostreremo con l’aiuto della scienza che il giudizio di ISPRA è assolutamente rivedibile”.