il caso

Diossine nelle anguille del Garda, nel mirino l’inquinamento del Sarca

Interrogazione dei consiglieri Pd veneti, allarme degli operatori. Ma Gavazzoni rassicura: «Non ci sono allarmi»


Daniele Peretti


PESCHIERA. Fiume Sarca sul banco degli imputati per l’inquinamento del Lago di Garda? Secondo i consiglieri regionali del Veneto Andrea Zanoni e Anna Maria Bigon del Pd, sì.

A causare l’inquinamento sarebbero i liquami fognari che si riverserebbero nel Sarca che poi finisce nel Garda. I consiglieri regionali veneti fanno riferimento ai dati emersi dall’ultimo monitoraggio fatto sulle anguille del Lago di Garda e commissionato dal Ministero della Salute, realizzato tra aprile e ottobre dello scorso anno.

Nell’interrogazione tra l’altro si legge: “Ben 28 campioni di anguille su 90 presentano concentrazioni di policlorodibenzodiossine e policlorodibenzofurani (PCDD/F), policlorobifenili-diossina simili (PCB-DL) superiori ai limiti massimi di residuo (10,0 pg/g di peso fresco), e 16 anguille, pur superando il limite massimo, rientrano applicando l’incertezza di misura; cinque campioni superano i limiti massimi di residuo (300 ng/g di peso fresco) definiti per i PCB-NDL. La concentrazione massima della somma degli inquinanti (PCDD/F+PCB-DL) rilevata nelle 90 anguille è stata sette volte superiore al limite massimo di residuo definito dal Regolamento 1881/2006 per il muscolo di anguilla selvatica. La concentrazione massima rilevata di PCB-NDL è di 1620 ng/g, corrisponde a oltre 5 volte il valore ammesso come limite massimo (300 ng/g peso fresco) per questa categoria di composti organo clorurati”.

Siamo di fronte ad un mega abbaglio oppure una allarmante situazione oggettiva? Il dato certo è che gli esiti delle analisi fatte su campioni di diverse pezzatura di anguille la Regione Veneto non li ha ancora resi noti. Alcuni giorni fa un quotidiano veronese ha lanciato la notizia del riscontro tra i campioni di anguille di un’alta percentuale di inquinamento avuta però, da fonte rigorosamente anonima e così non solo di anguille si parla, ma anche di corvi. Non basta, ma recentemente ha avuto luogo un incontro tra i rappresentanti degli uffici competenti delle province del Trentino e del Veneto nonché i responsabili della chiusa di Linfano che hanno concordato su una situazione sotto controllo e non a rischio.

Ed allora secondo i consiglieri del Pd veneti cosa sta accadendo? Il loro intervento ha innescato la protesta degli operatori economici gardesani già alle prese con i problemi di siccità e di aviaria ai quali aggiungerci anche l’inquinamento in prospettiva turistica, non è certo cosa opportuna.

Filippo Gavazzoni, vice presidente della Comunità del Garda: “Il dato oggettivo è che di ufficiale non c’è nulla e pertanto ho chiesto alla Regione Veneto di rendere pubblici i dati della analisi a breve che è l’unico modo per capire se si tratta di una bufala o meno. Quello che è certo è che non è corretto trattare un argomento così delicato in particolar modo nell’attuale contesto, basandosi unicamente su una fonte anonima. Se parliamo di indiscrezioni a me risulta invece che i dati emersi siano esattamente gli stessi del 2016 e quindi non ci siano particolari allarmi per la situazione in essere. In questo momento è necessario rispettare chi vive e lavora sul Lago senza creare allarmismi immotivati, restiamo in attesa dei dati ufficiali e solo allora dirò senza remore quello che penso.”













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