Affi, avviato l'iter per la trasformazione in museo del bunker antiatomico
Il sindaco di Affi Marco Sega: «Il rifugio copre una superficie di 13.000 metri quadrati e rappresenta un’importante testimonianza per la storia politica e militare italiana. Si tratta di un passaggio importante perché con il riconoscimento del vincolo monumentale, avremo la possibilità di accedere ai fondi italiani e europei».
Affi. L’ex rifugio antiatomico Nato West Star oggi struttura dismessa, ma rilevante esempio di architettura militare novecentesca, potrebbe trovare un nuovo ruolo: quello di museo.
Durante la Guerra Fredda il Veneto aveva un ruolo strategico - oltre al bunker di Affi, le base missilistiche di Bovolone e di Zevio, la base Nato di Vicenza - sia offensivo che difensivo. Il prossimo 16 gennaio l’iter per la dichiarazione di interesse culturale inizierà col pronunciamento della Soprintendenza Archeologica Belle Arti e Paesaggio per le province di Verona, Rovigo e Vicenza.
Il sindaco di Affi Marco Sega: «Il rifugio copre una superficie di 13.000 metri quadrati nelle inesplorate profondità del monte Moscal, ragguardevole comprensorio già riconosciuto di notevole interesse pubblico per le sue valenze estetiche e naturalistiche. Rappresenta un’importante testimonianza per la storia politica e militare italiana, imponendosi tra i più vasti sistemi fortificati sotterranei del mondo ed eletto tra le strutture militari di natura strategico-difensiva più significative compiute nel periodo della Guerra Fredda. È stato un iter lungo perché per scrivere compiutamente il vincolo c’è voluto del tempo. Si tratta di un passaggio importante perché da questo momento in poi, con il riconoscimento del vincolo monumentale, avremo la possibilità di accedere ai fondi italiani e europei».
Il professore associato di Composizione Architettonica e Urbana dell’Università degli Studi di Firenze, Michelangelo Pivetta, è il coordinatore del team incaricato di elaborare il progetto di recupero e di trasformazione in museo della West Star. Trasformazione resa obbligatoria dalla sottoscrizione dell’atto di cessione da parte dei Ministeri della Difesa e della Finanza. “Abbiamo redatto un documento approfondito fatto sia di ricerca documentale che di rilievi fatti nell’area. Lo scopo è quello di fornire a chi lavorerà su questo bene, precise indicazioni sul percorso necessario con i livelli di rispetto dell’opera dal punto di vista edilizio ma anche di tutto quello che contiene, oltre ai macchinari, le tecnologie e le parti cartografiche. Un interessante passaggio del documento presentato: «Il valore della struttura è supportato dalla presenza di ragguardevoli sistemi elettronici e da una rete di impianti esito di un raffinato progetto tecnologico, governato da significative componenti ancora custodite all'interno del bunker. L'ambito, con le sale funzionali, tecniche ed operative, gli arredi e i pregevoli apparati cartografici. In sintesi un
significativo luogo della memoria, simbolo di un nuovo approccio alla gestione bellica dell'ultimo Novecento fondato sul comando e controllo di un’organizzazione militare e delle sue missioni, oltre che rilevante opera dell'ingegno umano in ambito tecnologico ed ingegneristico, il manufatto è il più grande bunker antiatomico d'Italia».