AMBIENTE

Troppo cibo finisce nella spazzatura: ecco dove bisogna agire

Oggi si celebra la Giornata mondiale di consapevolezza degli sprechi e perdite alimentari


Carlo Bridi


TRENTO. Indetta per oggi 29 settembre, dalle Nazioni Unite la Giornata mondiale di consapevolezza degli sprechi e perdite alimentari. Questa iniziativa è stata voluta dall’ONU tre anni or sono, nella consapevolezza dell’importanza di ridurre gli sprechi alimentari per i molti danni che questi causano sia dal punto di vista ambientale (sono responsabili secondo l’ONU del 40% delle emissioni di Co2 nell’atmosfera), che sociale ed economico.

L’iniziativa, giunta alla terza edizione, coinvolge la maggior parte dei Paesi del mondo. La campagna spreco zero aderendo alla giornata, ha portato in dote “L’osservatorio internazionale sugli sprechi e sui cibi sostenibili” costituito all’interno dell’Università di Bologna su iniziativa del prof. Andrea Segrè che lo presiede, e fondatore della campagna Spreco Zero, ha anticipato per l’occasione, alcuni dati sul rapporto fra cibo e sprechi alimentari.

Il rapporto di quest’anno è un vero rapporto globale, afferma il professore, in quanto ha coinvolto ben nove paesi in quattro continenti. Per la prima volta il rapporto da uno sguardo anche al continente africano, oltre ai maggiori paesi sviluppati dell’Europa, del Nord America, dell’America del sud e del Giappone. Dall’indagine alla quale hanno preso parte ben 9 mila cittadini con un campione statistico di 1000 interviste, per ciascun paese, emerge una istantanea sulle abitudini alimentari a livello mondiale, sottolinea Segrè. Il rapporto - prosegue -  «è un punto di partenza per promuovere politiche pubbliche e private, iniziative di carattere internazionali finalizzate a concretizzare gli obiettivi di sviluppo sostenibile ed in particolare il punto 12.3 degli obiettivi delle Nazioni Unite per la fine di questo decennio, dove è previsto di dimezzare gli sprechi alimentari per il 2030. Questo, sarà possibile solo aumentando la consapevolezza dei cittadini e delle istituzioni di tutto il mondo che porti ad un’alimentazione sana e sostenibile, com’è ad esempio la dieta mediterranea».

Che la cosa sia urgente lo dice il rapporto con un dato impressionante, nella sola Italia nonostante la crisi alimentare buttiamo nelle immondizie in un anno cibo per il valore di oltre 4 miliardi di euro. Per questo è urgente una vasta azione di sensibilizzazione cominciando dalle scuole come sta facendo ad esempio l’Associazione Scuola Senza Frontiere che su questo tema in collaborazione con il Dipartimento Istruzione della Provincia lo scorso anno ha incontrato 263 classi con i propri volontari esperti e che anche per questo anno scolastico ha già programmato decine di incontri.

Il rapporto conferma con dati puntuali il forte collegamento fra abitudini di consumo, spreco alimentare e diete sane, sostenibili e tradizionali. Considerato che la maggior parte degli sprechi alimentari si registra dentro le mura domestiche, è anche sul fronte della sensibilizzazione delle famiglie che bisogna operare. Un’altra informazione riguarda i pasti fatti fuori casa, chi mangia al ristorante o alla mensa, vedi il caso delle mense scolastiche, spreca di più di mangia in casa. A proposito dei consumi energetici il report ENEA ci dice che in Italia la produzione alimentare assorbe oltre l’11% dei consumi energetici totali, circa 13,3 milioni di tonnellate di petrolio equivalente.

Ebbene lungo la filiera si sprecano circa 67 kg di cibo a persona (Food Waste Index ONU). In Italia viene sprecato il 35% del cibo a livello domestico, con un costo energetico che vale oltre 4 miliardi di euro secondo i costi energetici attuali. Per questo, anche in funzione dell’impatto degli sprechi sul clima ciascuno da oggi, come ha detto Papa Francesco ad Assisi, deve fare la propria parte.













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