la protesta

Roma, una marea fucsia in città: "Siamo in 500mila, per Giulia e per tutte"

Decine di migliaia di persone hanno partecipato anche alle altre manifestazioni svolte ieri in tutta Italia. Tensioni davanti alla sede dell'associazione Pro Vita


Simona Tagliaventi


ROMA. C'è da giurare che nessun concerto ospitato in Piazza San Giovanni a Roma sia mai stato così rumoroso. I mazzi di chiavi agitati in aria, gli slogan gridati per sovrastare il vento forte, i tamburi. Il rumore che è vita, rabbia, voce per chi non ce l'ha più, contro il silenzio che è rassegnazione e morte.

E così una marea fucsia ha risposto all'appello di Non una di meno nella Giornata internazionale contro la violenza sulle donne e ieri ha invaso le strade della Capitale nella manifestazione principale: “Per Giulia, per tutte”.

"Siamo 500mila", hanno detto dal palco le organizzatrici. Ma sono tante le piazze che si sono riempite in tutta Italia per ricordare i 107 femminicidi dal primo Gennaio, perché non ce ne siano più. "La violenza sulle donne è una velenosa gramigna che affligge la nostra società", ha scritto il Papa su X. "Dietro queste violenze c'è il fallimento di una società. Le donne devono essere libere di essere libere", sembra fare eco il presidente Sergio Mattarella, per arrivare alle parole della premier Giorgia Meloni: "Siamo libere e nessuno può toglierci quella libertà, nessuno può pensare che siamo nel loro possesso".

I politici e i sindacalisti sono scesi nelle piazze senza bandiere, senza simboli come Elly Schlein, Giuseppe Conte e Maurizio Landini. Ma ci sono pure i vip: Paola Cortellesi, Fiorella Mannoia, Noemi, Malika Ayane. Poi Luca Zingaretti, Ferzan Ozpetec a Roma, Chiara Ferragni a Milano: "Dovremmo esserci tutti qui", dice dietro un paio di occhiali da sole insieme a 30mila manifestanti. C'è anche il sindaco Beppe Sala: "Il 37% delle donne non ha un conto corrente", spiega, invitando a riflettere.

A Roma sfilano anche le bandiere palestinesi, come annunciato nei giorni scorsi, invito che ha dato vita a non poche polemiche: "Siamo contro ogni forma di violenza", dice una studentessa. Anche a Messina, l'altra manifestazione organizzata da Non una di meno, sventolano le bandiere palestinesi: "Se gli ebrei vogliono parlare anche loro sul palco possono farlo, noi non siamo contro gli ebrei, ma contro i sionisti, lo Stato di Israele che sta facendo dei massacri a Gaza. Siamo in democrazia quindi tutti possono parlare. I fatti contano non le parole", ha precisato Rene Abu-Rub, originaria della Cisgiordania.

E poi c'è Elena, sorella di Giulia, piena di dolore ma in prima linea, che chiede su Instagram, ancora una volta, una reazione a tutti: "Affinché nessuno più debba sentire il vuoto che sento io, il dolore lancinante che nel buio della mia camera sento incessantemente, dobbiamo reagire. Ci deve essere un cambiamento, una rivoluzione culturale, che insegni il rispetto, l'educazione, l'affettività. Che insegni ad accettare i no, che insegni che le donne non sono proprietà di nessuno". Poche ore prima era stato il papà Gino a postare un fiocco rosso e un semplice appello: 'Parlate, denunciate, fidatevi!'.

Momenti di tensione si sono registrati davanti alla sede di Pro Vita & Famiglia durante il corteo di Non una di meno a Roma. Sono state lanciate bottiglie e fumogeni contro l'edificio che era presidiato dalle forze dell'ordine. Il gruppo di manifestanti si è poi allontanato. Sul posto blindati e agenti in tenuta antisommossa. "Le forze dell'ordine ci hanno preso a manganellate mentre facevano un'azione con fumogeni e scritte sul muro", raccontano alcune manifestanti. "Due ragazze sono rimaste ferite - dice un'attivista - una al viso, che è stata portata in ospedale, l'altra alla testa". Di questa giornata così partecipata e sonora resterà l'immagine del Circo Massimo gremito e fucsia, dove è stato dapprima chiesto il silenzio e di stare seduti, poi di alzarsi esplodendo nel grido: "Insieme siam partite, insieme torneremo. Non una, non una, non una di meno".













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