Il giorno di sangue di Zlatan, Gabriela morta per prima e poi sei colpi contro la ex
Il duplice femminicidio di Vicenza: dalla prima ricostruzione pare che l’uomo avesse premeditato tutto
VICENZA. Gabriela Serrano, venezuelana 36enne con due bimbi, era appena uscita da un matrimonio segnato da continui maltrattamenti; Lidia Miljkovic, 42 anni e madre di due figli, aveva ottenuto il divorzio dal marito dopo averlo denunciato più volte per le botte ricevute.
Sono morte entrambe ieri a Vicenza per mano dello stesso assassino, Zlatan Vasiljevic, ex compagno bosniaco della prima ed ex marito della seconda, che ha scelto poi di togliersi la vita ai bordi della tangenziale.
Mentre gli investigatori cercano di ricostruire i particolari ancora oscuri dell'accaduto, esplode la polemica sui limiti dell'azione giudiziaria e sulla necessità di applicare una strategia che unisca realmente più forze in campo, anche alla luce dei due procedimenti penali che gravavano sull'uomo.
La rilettura dei fatti, ad un giorno di distanza, fa affiorare soprattutto il suo odio, lucidissimo e senza più freni, verso le donne.
Prima vessate e umiliate in casa, poi combattute nelle aule di tribunale con menzogne e calunnie. E infine eliminate fisicamente dopo aver perso la battaglia con la giustizia italiana.
Se per Lidia è stato un agguato forse inaspettato, dopo essersi rifatta una vita con un altro compagno e un divorzio fresco di tribunale, per Gabriela la ricostruzione fa pensare che si sia messa inconsapevolmente nelle mani del suo carnefice.
Con una separazione alle spalle per violenze da parte di un connazionale, Serranno aveva scelto il bosniaco per dare una svolta alla sua vita, ritrovandosi invece a ricalcare il copione, già vissuto, della donna maltrattata.
Zlatan in poche ore ha voluto chiudere definitivamente i conti con entrambe, con un piano a cui deve aver pensato da tempo. Con una scusa ha fatto arrivare in auto Gabriela a Vicenza dal padovano: appena le si è seduta al fianco l'ha freddata con un colpo alla nuca.
Ha preso il volante della vettura dopo aver spostato il cadavere sul sedile posteriore e si è diretto in pochi chilometri sino al luogo dove sapeva che avrebbe trovato l'ex moglie, che prestava servizio in una villa come domestica. Lidia era al volante quando sono partiti i primi colpi, in tutto 5 o 6, ha tentato una fuga disperata ma è morta sull'asfalto.
Anche la data non è stata casuale: la donna ieri avrebbe dovuto firmare il rogito con il nuovo compagno per l'acquisto di una casa in cui stare con lui e i figli avuti da Zlatan.
Anche oggi, 9 giugno, il nuovo fidanzato della donna parla di una morte annunciata.
Miljkovic era stato arrestato nel 2019 per maltrattamenti in famiglie e minacce ma nel febbraio 2021 aveva finito di scontare tutte le misure cautelari, compreso il divieto di avvicinamento alla ex moglie e l'obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria.
"Per loro ormai era una brava persona, aveva anche frequentato un corso di reinserimento sociale - si sfoga il compagno, Daniel Mondello - Vorrei che giudici e assistenti venissero al funerale di Lidia e guardassero bene quella bara".
Parole di dolore che spingono il Presidente del Tribunale di Vicenza, Alberto Rizzo, ad una amara riflessione. "Purtroppo non possiamo pensare a misure cautelare permanenti - osserva - il sistema deve dare una risposta di ampio respiro e che coinvolga diversi interlocutori, l'autorità giudiziaria, il coordinamento dei prefetti, l'autorità di pubblica sicurezza, le forze di Polizia, i comuni e i servizi sociali". Dunque, per Rizzo, "pensare che sia l'autorità giudiziaria, da sola, a neutralizzare il rischio è una illusione".