Ecco come il cambiamento climatico sta influenzando le aree montuose africane
Dall’MRI i questionari che considerano la posizione degli agricoltori: i risultati spingono verso un’adattabilità al cambiamento climatico con l’imprinting stabilito dalle comunità che lo vivono
BERNA. Tutte le montagne del mondo stanno risentendo del cambiamento climatico, ma è raro trovare spunti di riflessione su quella che è la situazione corrente al di fuori del nostro mondo “eurocentrico” : un’interessante prospettiva sulla situazione africana, con un focus particolare sulle comunità che vivono le montagne, è stata proposta da Nature Climate Change – tramite uno studio finanziato dall’MRI (Mountain Research Initiative).
Come spiegato dalla Dottoressa Aida Cuni-Sanchez, autrice principale della ricerca, lo studio «evidenzia la gravità degli impatti dei cambiamenti climatici nelle montagne africane, che per molti anni non sono stati considerati un problema rilevante in Africa centrale, semplicemente a causa della mancanza di dati meteorologici storici. Mostra anche che gli agricoltori stanno cercando di adattarsi a questi cambiamenti, ma affrontano numerosi vincoli, in particolare nelle regioni colpite dai conflitti.»
La prospettiva locale
Lo studio, condotto da studenti di otto università africane, è il primo a utilizzare un questionario standardizzato per intervistare 1.500 agricoltori in dieci diverse regioni montane africane, dipingendo un quadro vivace dei cambiamenti climatici osservati localmente. Gli agricoltori riferiscono di cambiamenti significativi, tra cui l’aumento delle temperature, la riduzione della nebbia, la modifica dei modelli di precipitazioni e un aumento di eventi estremi come le siccità. Questi cambiamenti hanno già cominciato a colpire i mezzi di sussistenza delle comunità montane africane, molte delle quali dipendono dall'agricoltura per la sopravvivenza.
Il risultato sono colture inferiori di mais, manioca e caffè. Anche i parassiti e le malattie, tra coltura e bestiame, sono peggiorati. L’impatto negativo è stato vistoso anche per la salute umana, con una riduzione nella disponibilità dell’acqua, come anche una forte erosione del suolo – entrambi fattori che giocano a sfavore delle colture locali.
Un mondo in continuo cambiamento
Nonostante le sfide, gli agricoltori hanno dimostrato una resilienza unica, adattando le proprie pratiche agricole al cambiamento climatico. Qualcuno ha modificato le date di semina, altri hanno cambiato varietà dei semi stessi. Un lato negativo, dovuto alla necessità, è stato l’aumento nell’utilizzo di fertilizzanti e pesticidi. Le difficoltà sono rappresentate, però, dall’accesso al credito, come anche alle competenze tecniche.
Il Contesto
Parlare di una situazione generica, ovvero di problematiche diffuse e comuni a tutti, sarebbe tanto dispersivo quanto inaccurato: ogni regione montana ha un proprio ruolo chiave nel valutare le risposte degli agricoltori. Consideriamo le zone colpite da conflitti, come alcune parti del Camerun o della Repubblica Democratica del Congo: gli agricoltori non investono sul lungo termine a causa della diffusa insicurezza. Se prendiamo ad esempio la situazione dell’Africa Orientale, realizziamo come il “capitale sociale più forte”, è stato un catalizzatore essenziale. La trasformazione e lo sviluppo sono maggiori nelle comunità con un maggiore grado di collaborazione e supporto reciproco: l’adattamento ai cambiamenti climatici passa anche dai legami sociali “forti”.
Le soluzioni
Il focus della ricerca è quello di riconoscere le vulnerabilità delle regioni analizzate, spesso trascurate nei discorsi più ampi, seppur legati al tema. La soluzione sarebbe quella di adattare strategie più inclusive, considerando anche le preferenze degli agricoltori, sfruttando la conoscenza del territorio. Barriere come i mercati esteri, un’alta formazione tecnica e l’accesso al credito, andrebbero abbattute per veder fruttare il potenziale esistente, per raggiungere un “adattamento più sostenibile su larga scala”.
Riflettendo sullo studio, la Dottoressa Cuni-Sanchez ha sottolineato anche la novità dell'approccio utilizzato: «Nella maggior parte delle montagne africane non ci sono stazioni meteorologiche, né registri a lungo termine delle rese agricole. Solo perché i cambiamenti non sono stati registrati, non significa che non siano accaduti. Abbiamo trattato le percezioni degli agricoltori e la loro conoscenza indigena come registri viventi dei cambiamenti passati, e abbiamo dimostrato che ci sono stati numerosi cambiamenti climatici e impatti, in tutte le montagne studiate. Speriamo che il nostro approccio, basato su questionari standardizzati e contestualizzati, ispiri ricercatori e operatori che lavorano in altre regioni carenti di dati, poiché il cambiamento climatico ci sta colpendo tutti.»