Bambini in Italia, il divario tra Nord e Sud: a Trento il 30,4% va al nido, in Calabria solo il 3%
Save the Children: sempre di meno e sempre più poveri. La spesa dei Comuni per gli under 3 in Trentino è di 2.481 euro contro i 149 euro della Calabria
ROMA. La natalità in costante diminuzione, la povertà assoluta e quella educativa in costante aumento e il permanere di enormi diseguaglianze tra nord e sud. Le principali vittime di questa situazione, stabile da almeno un decennio e acuita negli ultimi due anni dalla pandemia, sono i bambini.
Lo dice la XII edizione dell’Atlante dell’infanzia a rischio in Italia di Save the Children.
Le diseguaglianze e la povertà educativa si sperimentano infatti fin dalla primissima infanzia. In Italia solo un bambino su 7 (14,7%) usufruisce di asili nido o servizi integrativi per l’infanzia finanziati dai Comuni. Il dato molto basso cela enormi differenze nell’offerta territoriale, causa ed effetto di grandi diseguaglianze: in Calabria solo il 3,1% dei bambini ha accesso al nido, opportunità offerta invece al 30,4% dei bambini che nascono nella provincia di Trento. La spesa media pro capite (per ogni bambina o bambino sotto i 3 anni) dei Comuni per la prima infanzia è di 906 euro ciascuno, con divari che vedono arrivare la spesa a Trento a 2.481 euro e scendere in Calabria a 149 euro.
"Se fossi Greta - ha sottolineato il presidente di Save the Children Italia Claudio Tesauro - parlerei di bla, bla, bla" ma in effetti "ci sono stati troppi anni di parole che rimangono parole". E così negli ultimi 15 anni in Italia oltre 600 mila minori in meno e un milione in più quelli in povertà assoluta grazie agli scarsi investimenti.
Anche crescendo, le disuguaglianze non spariscono: in Italia solo il 36,3% delle classi della scuola primaria usufruisce del tempo pieno con la provincia di Milano in testa, con una copertura del 95,8% delle classi, e quella di Ragusa fanalino di coda, con appena il 4,5% di copertura. Così un bambino che vive in Sicilia accumula alla fine delle elementari un anno di scuola in meno rispetto ad coetaneo in Lombardia che accede al tempo pieno.
In Italia la percentuale di ragazzi tra i 18 e i 24 anni che non studiano e non hanno concluso il ciclo d'istruzione raggiunge il 13,1% rispetto alla media europea del 9,9% e quella di Neet, i giovani tra i 15 e i 29 anni che non lavorano, non studiano e non sono inseriti in alcun percorso di formazione, raggiunge il 23,3% contro la media europea 13,7%.
Il Pnrr e Next generation possono essere l'occasione per invertire questa tendenza ma "il rischio", secondo Tesauro, è che "i fondi vadano a chi è più bravo a programmare", in particolare alle Regioni e ai comuni più virtuosi per questo è indispensabile "aiutare chi è ritardo". Una rassicurazione "per abbattere il muro della disuguaglianza" è arrivata dalla ministra per il Sud Mara Carfagna spiegando durante la presentazione che, oltre ai fondi del Pnrr per gli asili nido ci sono per "la prima volta" nella legge di bilancio anche le risorse per trasformare "finalmente questi mattoni in servizi": 2 miliardi e 375 milioni in sei anni per il livello essenziale delle prestazioni sugli asili nido ovvero almeno 33 posti ogni 100 bambini entro il 2027 in ogni singolo comune italiano. "Superiamo il principio della spesa storica che offriva - ha sottolineato la ministra - molto a chi aveva già molto e niente a chi non aveva niente. E' uno straordinario passo in avanti'.