Il fenomeno

Trento Doc, un’annata spumeggiante: vendute quasi 12 milioni di bottiglie

Le bollicine trentine continuano a crescere a ritmi vertiginosi. E le bottiglie più blasonate vanno esaurite nel giro di pochissimo tempo



TRENTO. La maggior parte dei Trento Doc più blasonati sono esauriti da tempo, molto prima delle feste di fine anno. È questa la conferma del momento molto positivo che sta attraversando il prodotto di punta della vitienologia trentina.

Dai primi dati ancora a livello disaggregato che si conoscono, le vendite del Trento Doc quest’anno dovrebbero collocarsi fra gli 11 e i 12 milioni di bottiglie.

«Noi siamo cresciuti molto più della media nazionale» afferma il presidente dell’Istituto Trento Doc nonché direttore generale di Cavit, Enrico Zanoni. «Ed anche per noi come Cavit, i marchi top sono esauriti da parecchio tempo», precisa il direttore.

Certamente ad incidere anche sulle vendite sono stati i grandi riconoscimenti ottenuti negli ultimi mesi da buona parte delle Aziende siano esse private che cooperative con in testa l’ammiraglia Casa Ferrari al “The Champagne & Sparkling Wine World Championship organizzato dal presidente e fondatore Tom Stevenson.

È il secondo anno consecutivo che il Trentino delle bollicine ottiene questi strepitosi risultati. «È un risultato che riconosce a livello internazionale l’eccellenza delle bollicine di montagna», commenta ancora Zanoni, «siamo molto orgogliosi e soddisfatti di questo risultato e certi che per i nostri associati continuerà a rappresentare uno stimolo per il continuo miglioramento qualitativo».

Il 90% della produzione viene venduta in Italia, il resto all’estero con i principali mercati che sono quello tedesco, quello svizzero e quello americano.

Certo, il modello di organizzazione del Trento Doc dove tutti i 62 produttori trentini aderiscono all’Istituto Trento Doc ha avuto la sua influenza perché ha permesso una promozione compatta di tutto il comparto. Cosa auspicabile anche per i vini fermi.

Dal canto suo il presidente e amministratore delegato di Casa Ferrari, Matteo Lunelli parla con soddisfazione: «È stata un’ottima annata, è andata benissimo, abbiamo venduto tutta la produzione disponibile esaurendo le scorte. E i nostri prodotti top erano andati esauriti già da parecchio tempo. Ovviamente», prosegue, «questo è il frutto di diverse componenti: una alta qualità generalmente riconosciuta, l’aver vinto tanti premi a livello internazionale e non da ultimo la nostra presenza come sponsor della Formula Uno che ci ha dato una visibilità notevole a livello internazionale. Tutto questo ha fatto sì che anche nell’export abbiamo raggiunto un nuovo record», conclude Matteo Lunelli.

La situazione a livello nazionale.

I nostri notevoli aumenti nelle vendite si inseriscono in un trend molto positivo che si registra livello nazionale. Secondo i dati di Uiv e Ismea, la produzione a livello nazionale di bollicine è passata in un anno da 267 milioni a 316 milioni di bottiglie con un più 18,3%. Questo mentre i consumi in Italia sono passati da 76,9 milioni di bottiglie a 87 milioni e 700 mila. Il valore ha superato per la prima volta i 2,4 miliardi di euro.

Buone notizie anche dall’export che è aumentato del 20% passando da 190 milioni di bottiglie a 228 di bottiglie.

Se confrontiamo i dati di quest’anno e quelli di cinque anni orsono, il 2016, rileviamo che i consumi sono aumentati del 50% nell’arco di un quinquennio a dimostrazione che la tanto agognata destagionalizzazione nel consumo degli spumanti tanto auspicata dal grande stratega di Casa Ferrari, Gino Lunelli, si sta finalmente concretizzando. C.B.













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