«Tagli di risorse, attacco all’Autonomia»
Lo sciopero generale. Sindacato a testa bassa: con la nuova legge di Stabilità avremo condizioni peggiori persino del criticato Accordo di Milano
TRENTO. I baschi sono tornati in piazza. Ma nonostante dal palco i manifestanti fossero chiamati “compagni”, non sventolava nessuna bandiera rossa: solo quelle dei sindacati e delle categorie. Quello di ieri non è stato uno sciopero generale urlato, ma piuttosto è stata la piazza delle problematiche e delle conflittualità di settore: i lavoratori si sono raccontati, convergendo tutti verso quello che sarà il principale punto di lotta dell'immediato futuro. Solidarietà senza condizioni e sostegno assoluto a Ugo Rossi, nella trattativa, ma è forse meglio parlare di braccio di ferro, col governo. La considerazione: «Si criticava Dellai per aver sottoscritto il patto di Milano, ma oggi si va verso la delegittimazione dell'Autonomia, togliendole la forza economica. Se passa la linea del ministro Delrio ci verranno tolti circa 840 milioni, perfino di più rispetto a quelli previsti dall'accordo di Milano». Burli (Cgil): «Togliendo risorse economiche non si attacca solo la nostra autonomia, ma si vanno a colpire quei servizi sociali che sono a carico della provincia. Stiamo subendo un attacco pesante che ricadrà sulla popolazione». E se il sistema Trentino va in crisi, il danno è generale come l'allarme che è suonato in anticipo. Ma questo è solo uno degli aspetti che hanno portato alla proclamazione dello sciopero, gli altri sono legati a quel Patto di Stabilità «che non è altro non è che la vecchia Finanziaria. Forse si pensa che addolcendo il termine, possa sembrare diversa anche la sostanza». Lo riconoscono con difficoltà, ma anche se a questo governo c'è la partecipazione del Pd, troppa continuità con quelli precedenti. A pagare sono sempre le solite categorie, ma con una diversità rispetto al passato. A sostenere il peso economico di molte famiglie sono gli anziani. Sono sempre più le persone che sopravvivono grazie alle pensioni e allora è un crimine sociale andarle a colpire ancora una volta. Oggi si vive con stipendi minimi che non si possono tassare ulteriormente. Sono tante le situazioni in sospeso, che attendono risposta: dagli esodati, agli ammortizzatori sociali da rifinanziare. É indispensabile ridurre gli sprechi e rivalutare le pensioni. Dalla politica europea non devono più arrivare solo vessazioni, ma investimenti per l'occupazione. Sono questi alcuni dei punti tratti dagli interventi dei segretari di Cgil, Cisl e Uil che si sono alternati sul palco, davanti alla facoltà di sociologia. Poco sotto, circa centocinquanta scioperanti, che hanno sottolineato applaudendo i passi principali dei discorsi. Ma la paura maggiore è legata al futuro dell’autonomia e alle ricadute sociali che potranno essere molto pesanti, se passerà quel taglio alle risorse, prospettato in questi giorni. «Fino a oggi la politica provinciale è stata di chiamare a sé il maggior numero di deleghe possibili: una sorta di contropartita. Ma il rovescio della medaglia lo si potrebbe avere oggi se non dovessero più esserci gli spazi finanziari per sostenere quelle stesse deleghe».
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