«Le aperture a Pasquetta non servono a niente»
I sindacati ricordano agli addetti che possono rifiutarsi di lavorare nei festivi Ma sono molti i supermercati e i centri commerciali che resteranno aperti
TRENTO. Tornano le feste e torna la polemica sui negozi aperti quando di solito le serrande restavano chiuse. A Pasquetta i centri commerciali del Trentino hanno fatto scelte diverse. Lo Shop center Valsugana di Pergine, come già l’anno scorso, terrà chiuso. Mentre gli altri maggiori centri commerciali, a partire dal Millenium di Rovereto e dal Big Center di Trento, passando per l’IperPoli di via Brennero, saranno regolarmente aperti. Aperti anche i supermercati Md. Proprio tutte queste aperture in una giornata tradizionalmente destinata alla festa hanno sollevato molte polemiche. I sindacati ribadiscono la propria contrarietà. Walter Largher della Uiltucs spiega che si tratta di un’apertura inutile: «Noi abbiamo sempre sostenuto che tutte queste aperture nei giorni festivi non servono a niente. Non si amplia il fatturato, non è che la gente consuma di più perché i negozi sono più aperti».
Anche Roland Caramelle della Filcams Cgil è totalmente contrario: «Negozi e supermercati non possono essere considerati un servizio essenziale. Non c'è alcuna ragione, neanche di convenienza economica, che giustifichi l'apertura dei punti vendita durante le giornate festive. Adesso sarà Pasquetta e poi a ruota seguiranno il 25 Aprile e il Primo Maggio. Invitiamo tutti i lavoratori a restare a casa, astenendosi dal lavoro come prevede un loro legittimo diritto». Caramelle ricorda che i lavoratori possono rifiutarsi di lavorare: «Lavorare nei giorni festivi è una libera scelta del dipendente e non può essere imposto dal datore di lavoro. Lo hanno confermato recenti sentenze anche a livello locale, definendo illegittima l'eventuale sanzione disciplinare a punizione del rifiuto al lavoro festivo, se non vi sia stato preventivamente un assenso di quest’ultimo». I sindacati, compresa Filcams, hanno sollecitato il legislatore provinciale e quello nazionale per porre dei limiti ad una liberalizzazione che non ha incentivato i consumi, ma ha solo peggiorato le condizioni di lavoro favorendo il dumping sociale tra grande distribuzione e piccoli punti vendita e la precarizzazione dell'occupazione. «I lavoratori e le lavoratrici spesso devono accettare orari spezzettati, poco concilianti con la vita familiare», fa notare Caramelle.
A livello nazionale la proposta normativa è rimasta ferma alla Commissione Industria, Commercio e Turismo del Senato, mentre in provincia sia la giunta che il consiglio provinciale hanno preferito rimanere sostanzialmente fermi, senza assumere nessuna posizione. «Purtroppo abbiamo ottenuto molti impegni verbali, ma nessuna presa in carico concreta di questo tema. Evidentemente anche su questa questione il Trentino preferisce omologarsi al nazionale, rinunciando al proprio modello sociale».