Lavoro e tecnologia è il tema del 2018 

Boeri: «Un rapporto che coinvolge anche i destini dell’uomo». Laterza: «L’evento resta a Trento, anzi altri ci copieranno»


di Sandra Mattei


TRENTO. Un tema intrigante, strategico, lungimirante. Così è stata definita la scelta per il prossimo Festival dell’Economia di Trento, che riguarda il rapporto tra “Lavoro e tecnologia”. A presentarlo ieri c’erano Tito Boeri, direttore scientifico del Festival, Giuseppe Laterza, partner con la Provincia di Trento dell’iniziativa arrivata alla tredicesima edizione (che si svolgerà dal 31 maggio al 3 giugno), ed i vertici delle istituzioni, dal governatore Ugo Rossi all’assessore alla cultura del Comune Andrea Robol, al rettore dell’Università Paolo Collini.

« Il rapporto tra lavoro e tecnologia - ha esordito Tito Boeri - richiama quello più antico del rapporto tra l’uomo e la macchina e suscita sempre preoccupazioni ed ansie. Già in passato si è temuto che le macchine potessero sostituire la manodopera, come è successo alla fine dell’Ottocento, mentre la nascita delle fabbriche ha creato occupazione per persone poco qualificate, ma ha reso obsoleto il lavoro degli artigiani. Ora la problematica tra tecnologia e occupazione si ripresenta. Pur se il tasso di occupazione è in crescita nel mondo, la nuova sfida è capire se l’automazione del lavoro potrebbe portare alla sua distruzione e se l’uomo, in ultima analisi, possa essere sostituito dall’intelligenza artificiale».

Un tema che si presta insomma ad essere affrontato sì, in chiave economica, ma anche con il contributo di esperti di tecnologie, m a anche dagli storici della tecnologia e dai filosofi. «Il processo tecnologico - ha aggiunto Boeri - porta a pesanti disuguaglianze, come afferma Branko Milanovic, economista al pari di Piketty, perché si tratta di cambiamenti definitivi che lasciano ai margini chi è inadeguato. Si tratta di capire come sarà distribuita la proprietà delle nuove tecnologie, perché se i “robot”saranno alla portata di tutti, libereranno tempo libero, ma se saranno nelle mani di pochi, impoveriranno chi resta indietro».

«Il rischio - per Giuseppe Laterza - è che la tecnologia sostituisca anche il lavoro creativo e il Festival si concentrerà sugli sui singoli lavori. Sappiamo che professioni come i musicisti, il giornalismo, l’editoria, sono settori in cui la tecnologia ha inciso in modo pesante. Ma i consumatori agiscono in modi imprevisti: si pensava ad esempio che il libro stampato fosse destinato a scomparire, ma l’ebook si è fermato al 5 per cento del mercato in Europa e negli Stati Uniti è in diminuzione». Ed alla domanda precisa se il Festival di Trento rischia di essere oscurato dal nuovo “Economia come”, l’evento appena concluso a Roma sotto l’egida di Laterza, l’editore ha risposto: «Tutt’altro. Che la capitale possa interessarsi ai nostri stessi temi ci fa onore. Stanno pensando a copiarci anche alla Cornell University di New York. È un bene che le idee abbiano libera circolazione e in ogni caso quello di Trento è un Festival legato alla città, alla sua università». Andrea Robol ha ribadito il concetto che il tema della tecnologia «può approfondire temi a livello culturale e filosofico, prendendosi il tempo per riflettere su prospettive a lungo termine». Mentre il rettore Paolo Collini ha puntato l’attenzione su come il Festival sia «un’avventura intellettuale, che può contribuire a capire come la tecnologia abbia influito sulla vita delle persone e quali risorse si possano mettere in campo per non soccombere». Il governatore Ugo Rossi infine ha parlato di tre orizzonti affrontati dal Festival: «Ci darà una fotografia su cosa la tecnologia è riuscita a sottrarre in termini di lavoro e cosa ha portato, un altro fronte da indagare sono le due facce dei diritti doveri e della dignità, quindi ben venga un approfondimento filosofico. Infine può essere un’opportunità per capire che effetti può avere nei paesi in via di sviluppo. Aspettandoci anche, perché no?, delle contestazioni».

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