I tre modelli di “governance” italiana 

Le parole dell’economia. Dal 2004 l’ordinamento italiano riconosce alle società la possibilità di scegliere fra l’impostazione tradizionale quella monistica e quella dualistica. In Italia è preferito il primo modello, dove ci sono cda e collegio sindacale con attività distinte


Danilo Fenner


Trento. Chi vuole far intendere di essere iniziato al lessico economico spesso si riempie la bocca di un termine inglese - “governance” - che in italiano suona semplicemente come “governo”. Ma la parola straniera è più “cool”, appunto. E quindi giù a disquisire della governance di un territorio o di un Paese o di un sistema economico.

Tutto nasce all’interno della gestione di un’azienda e si dovrebbe parlare, più correttamente, di “governo d’impresa”.

In un mercato frenetico e competitivo, caratterizzato da dinamiche che cambiano continuamente, scegliere tra i modelli di “governo d’impresa” quello più adatto ad affrontare e gestire le evoluzioni diventa fondamentale.

Ma cosa significa esattamente “governance” - o “corporate governance” - e quali sono i modelli utilizzati in Italia?

Il concetto identifica il complesso di principi, meccanismi, regole e relazioni che disciplinano la gestione di un’impresa, e che hanno come obiettivo la gestione produttiva dell’impresa stessa.

Si tratta, in altre parole, della struttura attraverso la quale si sviluppano le decisioni aziendali e si identificano le modalità e gli strumenti che conducono al raggiungimento degli obiettivi.

Rientrano nel concetto di corporate governance tutte le relazioni che intercorrono tra la direzione aziendale, il consiglio di amministrazione e gli stakeholdes (azionisti).

In sintesi, fare governance significa definire gli obiettivi, la struttura del management, le metodologie e i processi finalizzati al raggiungimento degli obiettivi, le regole attraverso le quali monitorare processi e obiettivi.

A partire dal 2004 l’ordinamento italiano riconosce alle società la possibilità di scegliere tra tre modelli di governance: modello tradizionale, modello monistico e modello dualistico.

Il sistema ordinario, o tradizionale, prevede la presenza di un consiglio di amministrazione e di un collegio sindacale, le cui attività sono nettamente distinte. L’organo amministrativo può essere rappresentato da un amministratore unico o da un consiglio, che svolge funzione amministrativa, ovvero si occupa di gestire la società in maniera conforme all’oggetto sociale.

Tra i suoi compiti anche quello di rappresentare la società nei confronti di terzi.

Il collegio sindacale si occupa invece di svolgere attività di controllo sull’operato dell’organo amministrativo.

Il sistema monistico prevede un unico organo amministrativo che si occupa sia dell’amministrazione che del controllo.

In particolare, all’interno dello stesso consiglio di amministrazione viene creato un comitato per il controllo sulla gestione, formato da amministratori in possesso di determinati requisiti (onorabilità, professionalità e indipendenza).

Il controllo contabile viene invece affidato a un revisore o una società esterni.

Totalmente differente il modello di governance dualistico, nel quale è previsto un consiglio di sorveglianza, (nominato dall’assemblea degli azionisti) che si occupa del controllo e allo stesso tempo di nominare il comitato di gestione.

In Italia oltre l’80% delle imprese adotta il sistema tradizionale, per cui soltanto una minima percentuale ha scelto di strutturare la propria governance sui modelli monistico e dualistico.

Infine, c’è una particolare forma di governance nell’ambito della Pubblica Amministrazione, che è interessata da un processo di trasformazione e ammodernamento rivolto a semplificare la vita dei funzionari pubblici e dei cittadini.













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