l’assemblea

Confagricoltura: «Per vincere la crisi si deve puntare sul made in Trentino»

Il presidente Diego Coller ha fatto il punto sullo stato del settore: «Siamo stati costretti a confrontarci con una realtà ben più grande di quella che solitamente affrontiamo ma abbiamo operato con grande determinazione»


Carlo Bridi


TRENTOConfagricoltura del Trentino riunita in assemblea, giovedì 6 maggio. Un’occasione per il presidente Diego Coller di fare il punto sullo stato dell’agricoltura nel lungo periodo di lockdown che ha causato un netto calo della domanda. Il settore Horeca, ad esempio, ha registrato un calo dell’80%. Di conseguenza le piccole cantine si sono trovate in grave difficoltà, meglio sono andati i grossi gruppi cooperativi sia del settore mele che di quello del vino, come Cavit e Melinda, che hanno potuto puntare sulla Gdo con ottimi risultati.

«Certo, siamo stati costretti a confrontarci con una realtà ben più grande di quella che solitamente affrontiamo – ha spiegato Coller - ma abbiamo operato con grande determinazione». Il presidente ha quindi tracciato un profilo ottimistico sul futuro dell’agricoltura, «purché l’uomo rimanga al centro del nostro modello di sviluppo, un modello che deve essere ecosostenibile, ma nello stesso tempo sostenibile dal punto di vista economico. Vogliamo essere leader in questo campo. Il tutto fortemente proiettato sul fronte della qualità. Una qualità che vede nel marchio “Qualità Trentino” lo strumento che garantisce con certezza il livello qualitativo e l’identità dei prodotti made in Trentino».

L’assemblea si è svolta online ed ha visto un intervento anche dell’assessore all’agricoltura Giulia Zanotelli e dell’euro parlamentare Herbert Dorfmann e del presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti.

Sulla questione del biologico, Confagricoltura si dice favorevole «ma attenzione agli scontri ideologici che non fanno certo bene alla nostra agricoltura – è stato spiegato durante l’assemblea – perché non dobbiamo dimenticare che il Trentino è stata la prima realtà italiana, con l’Esat, ad introdurre i protocolli di auto disciplina ancora negli anni ottanta del secolo scorso. Ma non è abbastanza essere bravi dobbiamo imparare a comunicare meglio il nostro impegno», ha invitato Coller.

Dopo aver parlato di giovani e di PSR, strumento importante per la ripartenza, il presidente ha ricordato il ruolo di Fem: «Siamo stati favorevoli alla riforma ma purtroppo è ancora gestita da un Cda monco perché mancano i rappresentanti delle organizzazioni professionali agricole che non riescono a trovare l’intesa fra di loro, dopo 6 mesi di confronti».

Parlando del problema dei grandi carnivori, Coller li ha definiti una minaccia alla sopravvivenza della zootecnia di montagna: «Serve un piano nazionale deve trovare un equilibrio perché gli animali hanno diritto alla vita, compresi pecore e asini, sempre più spesso vittime di questi animali».

Confagricoltura, assieme all’Act, gestisce tutti i servizi assicurati a 2.200 aziende agricole associate che coprono più del 25% della superficie viticola e frutticola del Trentino. Sono circa 50 i dipendenti distribuiti sulle 4 sedi. Ad essa fanno capo una galassia di organismi che operano a supporto dei settori minori che però assicurano oltre 110 milioni di fatturato, dando lavoro a 1.500 persone. Fra queste Coller ha citato ASTRO, settore ittico, APOC, settore ovicaprino, AVICU TRENTO per gli allevatori di polli e conigli, AFLOVIT, settore florovivaistico, AVIT, COVIFT E associazione Apicoltori Trentini. Da ultimo è stata costituita una nuova associazione: il Consorzio Asparago di Zambana.

Il presidente ha sottolineato anche il ruolo strategico del CODIPRA, «con il quale c’è grande sinergia, e che nei momenti difficili permette ai produttori di salvare almeno in parte il loro reddito, vedi la grande gelata del 2017. Ma per il rilancio post Covid ci sarà bisogno di molto credito e Coperfidi è a disposizione dei nostri produttori».


 













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