Cavit-LaVis, Tonina benedice le nozze
L’assessore alla cooperazione favorevole a un possibile accordo, ma i due presidenti parlano di trattative ancora all’inizio
TRENTO. Avanti piano. Così si può sintetizzare la posizione dei vertici di Cavit e LaVis sull’ipotesi di matrimonio tra il primo e il terzo gruppo del vino trentino. Ma il mondo della politica, con il nuovo assessore provinciale alla cooperazione Mario Tonina, già applaude: «Sarebbe una cosa molto positiva per tutto il mondo vitivinicolo trentino».
Il presidente della Cantina LaVis, Pietro Patton, spiega che ancora la trattativa è all’inizio: «Per il momento ci sono stati solo dei contatti, ma contiamo di andare avanti, anche se ormai gli incontri si faranno all’inizio dell’anno prossimo. Comunque si tratta di una buona notizia non solo per la LaVis e o per Cavit, ma per tutto il mondo vitivinicolo trentino. Comunque ripeto, al momento non c’è nulla di concreto. Siamo allo stato di un’ipotesi di lavoro».Sulla stessa lunghezza d’onda anche il presidente di Cavit Lorenzo Libera: «Siamo proprio allo stato embrionale. Per ora abbiamo solo parlato, ma non c’è altro. Vedremo come andrà avanti la cosa».
All’interno delle due aziende, però, si ipotizza, intanto, un possibile accordo commerciale magari sui mercati esteri. Però le riunioni operative ancora non ci sono state. Tonina sottolinea che l’alleanza sarebbe una buona notizia per tutti. «Si potrebbero integrare due realtà che vantano numeri e prodotti eccellenti». Gli esperti del settore la definiscono come un’operazione win win, in cui tutti e due i contraenti ci guadagnano. Cavit, potrebbe arricchire la propria gamma commerciale con i vini della LaVis che ormai da anni ha scelto la strada della qualità. La cantina è molto avanti nella zonizzazione e anche nell’applicazione di nuove tecnologie alla viticoltura. Ma la LaVis è anche avanti nell’export e potrebbe integrare al meglio le attività di una corazzata come Cavit. Infatti, il consorzio di Ravina presenta una fatturato di 190,5 milioni di euro con conti assolutamente più che positivi, visto che il debito è quasi inesistente e che ha notevole liquidità. Una solidità finanziaria che potrebbe servire a coprire le spalle alla LaVis che, invece, è ancora a metà del guado dal momento che ha più che dimezzato il debito rispetto a qualche anno fa, ma ha ancora sul groppone 42 milioni di euro di rosso. Soldi che deve restituire alle banche con un piano di rientro che si dovrebbe chiudere nel 2032.
Il ritorno all’ovile in Cavit potrebbe permettere alla LaVis di accelerare il piano di rientro e di tornare libera dai debiti molti prima del tempo previsto. Contemporaneamente Cavit potrà coordinare politiche comuni sui mercati esteri sia per quanto riguarda i prezzi che per quanto riguarda i mercati da conquistare.
Resta da sciogliere il nodo del personale della LaVis. La cantina ha 140 dipendenti e anche alcuni dirigenti di alto livello. Nei colloqui si dovrà verificare se ci sono doppioni o sovrapposizioni. Comunque prima di arrivare a questo punto, si dovrebbero superare una serie di verifiche e di analisi sui conti dei due gruppi. Siamo ancora in alto mare, ma la notizia, comunque, è già stata presa bene dal mondo del vino.