Cambio climatico, crisi e troppi turisti? Failoni: «Non vedete che nevica?»
Numero chiuso in Val di Fassa? «Un conto è dire le cose, un altro metterle a terra. Non si tratta di diminuire i turisti ma di distribuirli meglio nel corso dell’anno». Parla l’assessore al Turismo
VAL DI FASSA. "Meglio meno turisti"
TRENTO. Troppi visitatori in Trentino? Per l'assessore provinciale al turismo Roberto Failoni si tratta di distribuirli meglio lungo il corso dell’anno puntando sui mesi a margine dell’alta stagione. Sui cambiamenti climatici e sulle prospettive degli sport invernali, a suo vedere, non c’è troppo da preoccuparsi: «Ne siamo tutti consapevoli. Veniamo da un inverno povero di precipitazioni, con prezzi rincarati e con meno persone, ma con fatturati che sono i migliori di sempre. I dati non lasciano dubbi, l'inverno trentino è ancora in larghissima parte legato allo sci».
Failoni, lei condivide le preoccupazioni degli albergatori della Val di Fassa per cui un numero eccessivo di turisti può incidere in negativo sul territorio e sui rapporti con la popolazione residente?
Non credo ci siano troppi turisti, semmai dobbiamo migliorare la loro distribuzione nel corso dei dodici mesi. Ormai è da più di un anno che stiamo cercando di estendere la stagione, così da far sì che a seconda del territorio - montagna, laghi o città - si riesca a diluire i turisti in maniera più omogenea. Non è un compito facile.
Perché, che difficoltà ci sono?
In Italia ferie e vacanze sono ancora in gran parte concentrate in periodi fissi per tutti, mentre secondo me potremmo diversificarle come già avviene all’estero. Al momento ciò che ci permette di allungare le stagioni turistiche sono soprattutto le presenze straniere. Eppure in Val di Fassa si sono dati numeri e obiettivi ben precisi. Un conto è dire le cose, un conto è metterle a terra. In tante zone ci sono numerose seconde case in affitto e di proprietà, va fatto un ragionamento globale coinvolgendo tutti gli operatori per capire come fare, a partire dalla diversificazione della ricettività.
Quali sono alcuni esempi di destagionalizzazione?
Abbiamo eventi tutto l’anno, ad esempio ad aprile e maggio sui laghi e a giugno e a settembre in montagna, quindi non solo in alta stagione. Dopodiché investiamo tanto nella comunicazione a tre settori, digitale televisivo e cartaceo, per promuovere le belle stagioni, quindi periodi come metà marzo o novembre. Abbiamo iniziato già l’anno scorso e quest’anno lo stiamo facendo in maniera ancora più decisa, in collaborazione con tutte e 12 le nostre Apt.
Secondo lei le esigenze delle persone stanno cambiando?
Da una parte ci sono i nostri sforzi per provare ad allontanare i turisti dai periodi più critici, dall'altra per fortuna si inizia a percepire la volontà di venire in Trentino in altri periodi.
Quanto tempo ci vorrà perché queste politiche sortiscano effetto?
Ci siamo dati tre, quattro anni per vedere i primi risultati importanti, ma auspichiamo risultati buoni già nel 2024 o 2025. Sappiamo che i periodi canonici della vacanza italiana non sono facili da gestire, ma cercheremo lo stesso di farlo.
Come vede lo sviluppo del turismo in relazione ai cambiamenti climatici?
Tutti siamo consapevoli dei cambiamenti climatici, veniamo da un inverno avaro di neve e di persone ma che è il migliore di sempre.
Il migliore di sempre?
Sì, il migliore di sempre a livello di fatturati. Tutti gli operatori mi dicono di aver accresciuto il fatturato, pur avendo aumentato i prezzi. Le preoccupazioni iniziali sono state smentite. Dall’altra parte però sappiamo che ci sono i cambiamenti climatici.
E come intendete affrontarli?
Creando bacini e strutture meno energivore, agendo sulle situazioni dove si può creare meno neve o monitorarne i livelli. Ci sono diverse misure per cercare di incidere meno e a fronte di poche finestre di freddo, tutte le zone, che abbiano tanti o pochi impianti, si stanno attrezzando per creare velocemente un demanio sciabile. Con le tecnologie di oggi in 72 ore è possibile approntare una pista da sci. In Appennino però ha visto che crisi c’è stata. Noi non siamo mica l’Appennino.
Sì, ma non è preoccupato per gli impianti in bassa quota?
La sfida per gli operatori non è di poco conto. Non possiamo aspettare soluzioni con la sfera di cristallo. Se tutti ragionassero così, gli impiantisti non investirebbero più nulla.
Insomma, non c’è da preoccuparsi?
Come vede in questi giorni ha di nuovo fatto un metro di neve. Non possiamo più essere solo negativi e disfattisti. Io penso che uno spazio per altre forme di turismo sia possibile, ma l’inverno è ancora in larghissima parte legato allo sci. I dati sono chiarissimi.
Come valuta l’afflusso di turisti sulla Panarotta di quest’inverno, con gli impianti chiusi? Su questo non ho notizie, appena mi daranno dei dati sulle presenze reali potrò esprimere un giudizio. Siamo in contatto con tutti gli operatori dell'Alta Valsugana per capire cosa si potrà fare in futuro della Panarotta, ma finché non ho dati sulle presenze non posso commentare.