Bonus bebè, in Trentino resta il vincolo dei 10 anni di residenza. Vince la Lega, associazioni deluse
Bocciato il ddl del Pd che puntava ai 2 anni come nel resto Italia (foto Ansa)
TRENTO. In Trentino resta il vincolo dei 10 anni di residenza per la concessione del bonus bebè alle famiglie dei nuovi nati: i membri della maggioranza della Lega in Quarta commissione hanno infatti votato contro il ddl proposto da Alessandro Olivi (Pd), che proponeva che anche in Trentino fosse applicato il requisito dei due anni di residenza, come vige nel resto d'Italia per accedere all'assegno universale per le famiglie con figli.
Nel corso delle audizioni il testo è stato sostenuto dalle Acli, dalle organizzazioni sindacali e dalle Comunità di accoglienza, dalle associazioni familiari, dall'Ordine degli psicologi, il Cal e la anche dalla Diocesi di Trento, che ha auspicato "reale uguaglianza dei diritti dei bambini e dei rispettivi genitori, siano essi trentini da lungo tempo o siano essi nuovi trentini, che hanno deciso di stabilirsi nella nostra provincia".
Sul requisito si è pronunciato anche il Tribunale di Rovereto che, richiamando le recenti sentenze della Corte di giustizia europea e della Corte Costituzionale ha decritto la "natura discriminatoria" della condotta della Provincia nel diniego dell'assegno di natalità alle famiglie che non hanno la residenza decennale in Trentino.
"La norma pervicacemente voluta dalla Giunta provinciale, che esclude dall'accesso al bonus di natalità le famiglie non residenti in Italia da almeno 10 anni, costituisce l'ennesima discriminazione che offende la reputazione della nostra Autonomia che si è sempre contraddistinta in passato per riforme sociali che hanno promosso integrazione, inclusione e un welfare innovatore", commenta Olivi, secondo cui "la Giunta ha chiesto alla maggioranza di fare muro".
Secondo il consigliere, "colpire le famiglie e i bambini non 'puramente trentini' pensando di raccattare qualche voto equivale a fare violenza alla cultura solidale del Trentino".