Assomela, preoccupa l’aumento dei costi
Sono stimati tra i 10 ed i 12 centesimi al chilogrammo rispetto al 2021: la situazione colpirà fortemente la remuneratività al produttore
TRENTO. Il decumulo di mele nel mese di maggio è stato di 188.427 tonnellate, superiore alla media degli anni precedenti.
Una quota significativa della merce di piccolo calibro e di seconda categoria di alcune varietà, non è stata venduta nel mercato del fresco, dove è stato impossibile collocarla, ma è stata destinata alla trasformazione.
Il dato emerge dal report mensile del comitato marketing di Assomela, il consorzio delle organizzazioni di produttori di mele italiani.
I volumi fino alla fine della stagione risultano gestibili, considerato la revisione dei piani di decumulo avvenuta nel mese di maggio e la buona ricettività di alcuni mercati all'export (tra cui l'India ed il Medio Oriente) e la ridotta presenza di prodotto dall'emisfero sud.
Oltre ad un generale calo di consumi in Italia e negli altri mercati europei, la maggiore fonte di preoccupazione è rappresentata dall'aumento dei costi, stimati tra i 10 ed i 12 centesimi al chilogrammo rispetto al 2021, e dal mancato assorbimento di questi lungo la filiera, situazione che colpirà fortemente la remuneratività al produttore.
Nel corso dei prossimi mesi sono previsti una serie di incontri di confronto e coordinamento di Assomela per tutelare, per quanto possibile, la remunerazione del frutticoltore.