Assegno unico universale: da marzo 60 mila famiglie trentine riceveranno il nuovo sostegno per i figli
Cgil Cisl Uil: “Manca la clausola di salvaguardia per il welfare familiare di Trento e Bolzano. Per evitare l’inverno demografico, non servono lotterie ma bisogna reinvestire l’extragettito garantito dall’eliminazione delle detrazioni per familiari” (foto repertorio Ansa)
TRENTO. Il Consiglio dei Ministri del 23 dicembre scorso ha varato il decreto legislativo che, in attuazione della legge delega con cui il Parlamento lo scorso 30 marzo ha approvato il Family Act, introduce il nuovo Assegno Unico Universale potenziando gli strumenti di sostegno a livello nazionale a favore delle famiglie con figli.
“A partire da marzo, quando verranno staccati i primi assegni, potranno essere almeno 60 mila le famiglie in Trentino a beneficiare del nuovo intervento” ricordano i segretari generali di Cgil Cisl Uil del Trentino, Andrea Grosselli, Michele Bezzi e Walter Alotti. “Molte di queste riceveranno contributi più sostanziosi per i figli rispetto al passato, contributi per la cui richiesta bisogna essere in possesso della dichiarazione Isee da richiedere presso i centri di assistenza fiscale a partire dal 1° gennaio. Alcune invece riceveranno purtroppo di meno. Per questo è fondamentale che la Provincia autonoma di Trento continui ad investire sull’Assegno Unico provinciale”.
Su questo fronte però i sindacati lamentano il fatto che nel decreto legislativo la Giunta provinciale non sia riuscita a far introdurre una clausola di salvaguardia per la difesa delle prerogative delle Province autonome in materia di assistenza alle famiglie. “Non ci risulta infatti - spiegano Grosselli, Bezzi e Alotti - che nell’ultima versione del decreto sia stato inserito un meccanismo simile a quello previsto per Trento e Bolzano sul reddito di cittadinanza. Se così sarà le famiglie trentine, a parità di condizioni economiche, riceveranno dallo Stato meno di una famiglia di Verona o di Brescia, solo perché con i soldi dei trentini la nostra Provincia da sempre investe di più sulle famiglie. Non si tratta di cifre imponenti, ma resta un’ingiustizia e un vulnus rispetto alle competenze dell’Autonomia. Avevamo sollevato la questione più volte negli ultimi due anni anche assieme alle Acli trentine, ma purtroppo la Giunta Fugatti non ha mai voluto aprire un confronto con le nostre organizzazioni, né concordare una strategia comune ed ora a guadagnarci saranno lo Stato e l’Inps”.
Un effetto positivo per le casse di piazza Dante il nuovo assegno unico statale lo garantisce. Si tratta dell’extragettitto prodotto dall’eliminazione delle detrazioni fiscali per carichi familiari. “A regime - spiegano i segretari generali di Cgil Cisl Uil - si potrebbe trattare di quasi 60 milioni di euro di maggiori entrate per la Provincia. Se vogliamo davvero invertire il progressivo calo delle nascite che nel 2021 dovrebbero toccare il minimo storico in Trentino, questi soldi debbono essere reinvestiti nelle politiche per le famiglie. Non bastano infatti interventi spot che assomigliano più ad una lotteria, come l’ultimo meccanismo di prestito agevolato ai nuovi nuclei familiari che, introdotto nella manovra finanziaria provinciale, riguarderà massimo ottanta nuclei all’anno. Servono politiche strutturali che investano sull’autonomia dei giovani e sul loro inserimento lavorativo stabile, sull’occupazione femminile con la deduzione dei redditi da lavoro delle donne ai fini Icef, sul potenziamento dei servizi di conciliazione a costi contenuti per le famiglie. Su questo fronte il Trentino deve fare di più”.