Alimentari, raffica di aumenti: +17% per la verdura, +19% per l’olio di girasole
Barbacovi, presidente di Coldiretti: “Gli agricoltori costretti a lavorare in perdita” (foto Ansa)
TRENTO. “Gli agricoltori e gli allevatori sono costretti a lavorare in perdita con i costi superiori ai ricavi a causa dei rincari insostenibili dei prezzi per il gasolio necessario per le attività dei trattori che comprendono l’estirpatura, la rullatura, la semina, la concimazione l’irrigazione che insieme agli alti costi e alle difficoltà di approvvigionamento di concimi e mangimi spingono quasi un imprenditore su tre (30%) a ridurre la produzione”. Questo il commento del presidente di Coldiretti Trentino Alto Adige Gianluca Barbacovi in riferimento all’ipotesi di un “decreto taglia prezzi” allo studio del governo per contenere i rincari con il petrolio in frenata, sulla base dei dati Istat a febbraio.
“I rincari energetici di bollette, benzina e gasolio - continua Barbacovi - si scaricano sui prezzi del carrello della spesa con aumenti tendenziali che vanno dal 9% per la farina al 12% per la pasta, al 6% per il pesce all’11% per il burro, dal 7% per la frutta al 17% per la verdura fino al 20% per gli oli di semi come il girasole importato dall’Ucraina che ha dovuto interrompere le spedizioni”.
In un Paese come l’Italia dove l’85% delle merci per arrivare sugli scaffali viaggia su strada l’aumento dei prezzi di benzina e gasolio – sottolinea la Coldiretti - ha un effetto valanga sui costi delle imprese e sulla spesa di consumatori con il rischio di alimentare psicosi, accaparramenti e speculazioni. L’aumento dei costi si estende - precisa la Coldiretti - all’intera filiera agroalimentare, dai campi all’industria di trasformazione fino alla conservazione e alla distribuzione ed occorre intervenire nell’immediato per contenerli e non far chiudere le attività produttive e distributive essenziali al Paese. Per il balzo dei costi energetici – sottolinea la Coldiretti – l’agricoltura deve pagare una bolletta aggiuntiva di almeno 8 miliardi su base annua, rispetto all’anno precedente, che mette a rischio coltivazioni, allevamenti, e industria di trasformazione nazionale ma anche gli approvvigionamenti alimentari di 5,6 milioni di italiani che si trovano in una situazione di indigenza economica. Il caro energia – spiega la Coldiretti – ferma i trattori nelle campagne, spegne le serre di fiori e ortaggi e blocca i pescherecci italiani nei porti, aumentando la dipendenza dall’estero per l’importazione di prodotti alimentari.
Una emergenza – continua la Coldiretti – proprio alla vigilia delle semine primaverili necessarie all’Italia per garantire la produzione di mais, girasole e soia per l’alimentazione degli animali mentre in autunno le lavorazioni serviranno per il grano duro per la pasta e quello tenero per la panificazione, in una situazione sugli scaffali arrivano i primi razionamenti per le difficoltà all’importazione derivate dalla guerra in Ucraina.
“Bisogna intervenire per contenere il caro gasolio e ridurre la dipendenza dall’estero per l’importazione di prodotti alimentari - afferma il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare che - ’Italia deve puntare ad aumentare la propria produzione di cibo recuperando lo spazio fino a oggi occupato dalle importazioni che, come dimostrano gli avvenimenti degli ultimi anni, sono sempre più esposte a tensioni internazionali e di mercato che mettono a rischio la sovranità alimentare del Paese”.
Aumento dei prezzi alimentari al consumo: le percentuali per categoria dei vari prodotti.
Pane + 5%
Farina + 9%
Pasta + 12%
Carne + 3%
Burro + 11%
Pesce fresco + 6%
Olio di girasole e altri + 19%
Frutta fresca + 7%
Verdura fresca +17%
Fonte: elaborazione Coldiretti su dati Istat febbraio 2022. C.L.