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A una famiglia trentina l’inflazione costa 2.120 euro

A quota 8,2% l’inflazione sull’ultimo anno, ci sono città dove si sfiora il 10% ma qui i rincari agiscono su un costo della vita più alto


Luca Marsilli


ROVERETO. Quanto pesi l’inflazione sulle tasche dei trentini lo abbiamo anticipato sul giornale di ieri, raffrontando i prezzi dei generi di più largo consumo sugli scaffali oggi rispetto a quelli di un anno fa. Fermandoci ai generi alimentari e partendo dalla sensazione, di tutti, di uscire ormai di settimana in settimana dai supermercati con spese più leggere e conti più pesanti. Ora arriva il rapporto Istat a confermare anche quello che era solo un sospetto: per i trentini e gli altoatesini, già gravati da un costo della vita molto più alto di quello medio nazionale, anche il giro di vite dell’inflazione pesa molto più di quanto non faccia sui cittadini della stragrande maggioranza del resto del Paese.

Una famiglia media trentina che dovesse oggi confermare in pieno i propri acquisti dell’anno scorso, spenderebbe ora, su base annua, 2.120 euro in più. Quindi l’inflazione, all’8,1 per cento nella nostra provincia, si mangia più di uno stipendio. La media nazionale è di un rincaro del costo della vita familiare di 1.783 euro sull’anno, per effetto di una inflazione al 8,2%, ma che agendo su un paniere di partenza meno caro del nostro, ha comunque effetti meno dirompenti. Guardando ai dati di questa poco invidiabile classifica, al primo posto come città più rincarata d’Italia c’è Milano col 9 per cento di inflazione e un aumento di spesa familiare 2.443 euro. Segue Bolzano: 8,5% di inflazione e un incremento di spesa annuo di 2.259 euro. Trento è vicinissima al podio: quinto posto, col suo 8,1% e rincaro della vita di 2.120 euro.

L’effetto combinato dei due ottimi piazzamenti, fa balzare il Trentino Alto Adige in testa alla classifica nazionale per Regioni: la media è un appesantimento del bilancio familiare di 2.131 euro l’anno. Anche questa volta si conferma il netto divario, dal punto di vista del costo della vita, tra Nord Italia e Centro-Sud. Nella classifica delle città più care, la prima a comparire al di sotto della Toscana è Palermo, in trentaseiesima posizione. Lì a una inflazione record del 9,3 per cento corrisponde un aumento medio delle spese di una famiglia di di 1.846 euro, ancora una volta per effetto di un costo della vita di partenza nettamente inferiore rispetto al nostro. A confermare la tendenza, la città meno rincarata in Italia è Potenza: 5,8% di inflazione e 1.145 di spesa in più.

Quasi la metà di quella sofferta dalle famiglie trentine. Guardando al dato di prospettiva, risalta il fatto che sembra essersi già esaurito il rallentamento dell’aumento dei prezzi registrato nei primi mesi dell’anno. L’inflazione torna a salire e chi aveva sperato in una bolla destinata a sgonfiarsi in fretta, come era comparsa, aveva sbagliato i propri conti. A trascinare nuovamente verso l’alto i prezzi e l’indice complessivo dell’inflazione sono i costi legati a casa e bollette, in particolare quelli energetici che crescono del 16,5 e i costi dei beni alimentari dove si registra un aumento del 12,2% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente e un aumento dello 0,4 per cento rispetto al mese scorso.

Per i generi alimentari, secondo Coldiretti peserebbe anche lo strano andamento climatico: siccità prima, freddo e eccesso di precipitazioni poi. Difficile capire da profani l’aumento della bolletta energetica visto che ora i prezzi internazionali almeno del gas sembrano scesi al di sotto delle quotazioni di un anno fa, prima che speculazione e scoppio della guerra in Ucraina li facessero schizzare in alto.













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