«Scuole dell’infanzia aperte a luglio, non solo il caldo torrido: da insegnante è una scelta snaturata»
La testimonianza: «Il nostro lavoro ridotto a mera sorveglianza, in trent’anni di lavoro non mi sono mai sentita così tanto a disagio». Avete una segnalazione? Mandate una mail a dilloaltrentino@giornaletrentino.it
TRENTO. La scuola dell’infanzia ha da poco terminato il suo nuovo anno di prolungamento a luglio ma le polemiche non sono certo finite.
Sindacati e insegnanti hanno da tempo espresso le loro perplessità sulla scelta della Provincia, ma quest’anno si è aggiunto un clima torrido con la maggior parte delle strutture scolastiche non in grado di far fronte al caldo record, con impianti di raffrescamento vecchi (nei casi migliori) o del tutto assenti, e con le insegnanti costrette a cercare la migliore soluzione tra un’aula caldissima e il giardino dove le cose non andavano molto meglio.
Ne abbiamo dato testimonianza con le parole di un nonno che negli ultimi giorni di luglio, andando a prendere la nipotina, aveva colto una situazione che di normale aveva ben poco.
Ora a scrivere a dilloaltrentino@giornaletrentino.it è una delle insegnanti che ha appena concluso il mese di lavoro supplementare, e che mette nero su bianco tutte le sue perplessità.
Ecco cosa scrive: «Buongiorno, sono una insegnante della scuola dell'infanzia trentina, che da tre anni offre il servizio di prolungamento a luglio voluto fortemente dal nostro assessore Mirko Bisesti.
LA MAPPA INTERATTIVA DELLE SEGNALAZIONI
Non entro in merito alla situazione creatasi da questa scelta snaturata che vuole ridurre la scuola trentina al valore di cinquanta euro al mese, piuttosto colgo l'occasione per sottolineare che il mese scorso l'attività a scuola, gravata dal caldo è stata praticamente schiacciata e il nostro lavoro ridotto a sorveglianza del bambini, obbligati da aule con 32 gradi di media, a rimanere in giardino più tempo possibile.
Mi sono meravigliata che né genitori, né coordinatori si siano chiesti fin dove vogliamo arrivare nel calpestare i diritti dei bambini, che tanto usiamo come bandiera per una politica a basso costo.
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In trent'anni non mi sono mai sentita così tanto a disagio; mi scuso se per prima, causa la stanchezza di questi anni pandemici e di restrizioni, non ho trovato l'energia necessaria a fare fronte a quella che a mio modesto parere, non è più la scuola che ci rappresenta sia nei suoi contenuti pedagogici, che etici», conclude.
Sul tema del caldo in aula, interviene anche Angela, che invece la pensa in modo diametralmente opposto.
«Mi fa ridere la polemica del caldo e la mancanza di refrigerio nelle strutture dell'infanzia. Scusate ma le scuole estive che sostituivano il mese di luglio dove svolgevano il servizio? In molte delle strutture dove i bambini hanno trascorso quest'anno il periodo di luglio.
Non ho mai sentito lamentele per il caldo e parlo da mamma e ex educatrice di centri estivi! Bisogna creare l'ambiente più fresco possibile anche senza aria condizionata, far uscire i bambini nelle ore più fresche e poi organizzarsi con attività rinfrescanti.
Noi non abbiamo l'aria condizionata in casa, mio figlio ha caldo sia a casa che all'asilo, non vedo dove sia il problema», conclude.
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