la battaglia

Vanoi, la frenata di Zaia e la risposta del Pd Veneto: «Perplessità tardive»

Il governatore veneto da Belluno torna sul contestato progetto del Consorzio Brenta: «I tecnici hanno già detto che c'è una fragilità del territorio che va valutata fino in fondo»

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BELLUNO. Sul progetto della diga sul Vanoi "l'unica cosa che può fare la politica è dire noi pretendiamo che siano valutate fino in fondo le certezze di sicurezza totale. Per quel che riguarda la politica, non deve essere autorizzato se non c'è la certezza matematica, e a me sembra che certezze matematiche non ce ne siano". Lo ha affermato a Belluno il presidente del Veneto Luca Zaia.

A proposito della manifestazione contraria alla diga, in programma domani 5 ottobre, secondo Zaia "attenderemo questa fase di audizione, perché anche la Regione viene audita. Verranno auditi i nostri tecnici, e loro già hanno scritto dicendo che c'è una fragilità del territorio che va valutata fino in fondo, ed è esattamente quello che dovevano dire i tecnici", ha concluso. 

La risposta del Pd Veneto, in particolare quello della provincia di Belluno, non è tardata ad arrivare ed è stata chiarita nel commentare la manifestazione di oggi, 5 ottobre, Lamon (Belluno): "Le perplessità del presidente Zaia sul progetto della diga sul Vanoi sono tardive", ha affermato Matteo Favero, responsabile ambiente e infrastrutture del Pd Veneto.

"Da quando l'ipotesi di una diga sul Vanoi è sembrata un'opzione concreta - ha ricordato Favero - il Pd del Veneto, e in particolar modo il Pd della Provincia di Belluno, insieme a tanti comitati e cittadini oggi riuniti a manifestare a Lamon, si è subito schierato contro questo progetto, che rischia di diventare un secondo Vajont. La potenziale ubicazione dello sbarramento è infatti la franosa Val Cortella, un'area che la stessa Provincia Autonoma di Trento ha indicato nella Carta di sintesi della pericolosità come di livello di rischio massimo. Per combattere siccità e piene, spesso causate dal cambiamento climatico oggi sempre più evidente in Veneto, dobbiamo costruire meno, terminare i dieci bacini di laminazione mancanti, implementare il piano 'laghetti' promosso dall'Anbi-Coldiretti, rendere i nostri territori nuovamente drenanti. La montagna veneta e le sue comunità non possono più far fronte alle necessità e gli errori di una gestione del territorio sbagliata, e fatta specialmente in pianura - conclude - da chi governa la Regione da oltre venticinque anni". 













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