Letti Covid esauriti al S. Lorenzo
Borgo. Sabato scorso ha riaperto la “Unit 1” e i 15 posti sono stati occupati in soli 2 giorni. Al momento bloccata l’attività di chirurgia, che ripartirà ospitando 12 persone tra qualche giorno quando aprirà anche la “Unit 2” nell’area ortopedica, portando a 24 la ricettività per positivi al Coronavirus
Borgo. Dopo sei mesi ha riaperto il reparto Covid dell’ospedale di Borgo. La riorganizzazione della sanità trentina per affrontare questa seconda fase di emergenza legata al diffondersi del virus, comprende ovviamente anche il presidio ospedaliero della Bassa Valsugana, che aveva chiuso le due unità Covid lo scorso 6 maggio.
Sabato scorso gli operatori del S. Lorenzo sono tornati in prima linea: è stato riaperto il Covid- Unit 1, mettendo a disposizione 15 posti letto. In appena due giorni, nella notte tra domenica e lunedì, sono stati tutti occupati ed ora i nuovi pazienti vengono trasferiti in altre strutture della provincia. A brevissimo, nel giro di qualche giorno, sarà attivato anche il Covid-Unit 2, portando i posti letto a 24. Proprio come lo scorso marzo. Attualmente i posti letto sono stati ricavati utilizzando il reparto di chirurgia, nel quale è stata sospesa l’intera attività. Con l’apertura degli ulteriori posti del Covid-Unit 2 si utilizzerà l’area ortopedica, con l’area chirurgica che tornerà ad ospitare 12 persone.
«Per ora con le forze che abbiamo riusciamo a far fronte alla situazione, non so come faremo con un numero maggiore di pazienti perché la situazione nel nostro ospedale non è la stessa della scorsa primavera», ci spiega il personale. Due i fattori: da un lato medici ed infermieri sono in numero inferiore rispetto a marzo, dall’altro mentre in primavera con il lockdown erano state bloccate tutte le visite, ora oltre ai pazienti ricoverati nei reparti Covid c’è da assicurare l’attività ambulatoriale e quella degli altri reparti.
Dunque a breve Borgo arriverà ad ospitare 24 posti totali destinati, come la scorsa primavera, a pazienti a bassa/media criticità. Le situazioni più critiche vengono trasferite, nei tempi e modi concordati, in altri presidi, Rovereto in primis. «Attualmente non abbiano nessuno in rianimazione. Diciamo che rispetto a marzo-aprile dove c’erano problemi nel trovare posti letto in terapia intensiva e dovevamo trattenere il paziente a Borgo e ventilarlo qui, ora nel momento in cui la situazione si complica, viene trasferito prima ancora che sia necessario un intervento più intensivo», proseguono i dipendenti. Pazienti che arrivano da Alta e Bassa Valsugana, con un incremento notevole, qua come negli altri ospedali trentini, che porta a difficoltà logistiche e Unità Covid costantemente utilizzate.
Accessi dunque in costante crescita ma si registra una gravità dei casi inferiori rispetto alla prima fase: meno casi complessi, meno pazienti che necessitano di essere ricoverati in rianimazione ma spesso pazienti con pluripatologie e con età tendenzialmente alta. «Ma abbiamo anche pazienti più giovani, sui quaranta-cinquant’anni», proseguono dal personale.
Purtroppo si registra un flusso importante di accessi al Pronto Soccorso, spesso persone che hanno difficoltà a rapportarsi col medico curante o con la centrale Covid, oberati dalla grande mole di lavoro. «Proprio così, persone che hanno sintomi oppure sono state a contatto con positivi e non riescono a mettersi in contatto con il proprio medico, con la guardia medica o con la centrale 118. La diffusione purtroppo è tale che anche i medici non riescono a dare l’attenzione che il cittadino vorrebbe- precisano i dipendenti- Per questo, presi dall’ansia, arrivano in Pronto Soccorso, intasando però il servizio e affollando le sale d’attesa. Ciò da un lato porta ad un rallentamento nel prestare le cure a chi ha più necessità e dall’altra una maggiore esposizione al rischio di contagio». Per questo il personale si appella ai cittadini invitandoli a sentire il proprio dottore o la centrale, i quali valutata la situazione, eventualmente invieranno al pronto soccorso.
Si ricorda infine che è stato attivato il nuovo servizio “Drive Through”: tamponi e vaccinazione antinfluenzale non vengono più fatti nel piazzale dell’ospedale ma nel tendone allestito al centro di protezione civile di via Gozzer.