Le erbe del giardino di Roswitha
Luoghi del Primiero da scoprire. All’interno del bosco di Villa Welsperg in val Canali c’è la “farmacia officinale” nata dall’idea della Asche scomparsa 13 anni fa: in un libretto edito dal Parco Paneveggio è racchiusa la filosofia di un luogo unico
Primiero. A Villa Welsperg, la sede del Parco di Paneveggio Pale di San Martino c’è un piccolo gioiello della natura che si fonde con la storia e con la semplice bellezza che caratterizza la montagna: si tratta del suo giardino, vecchio di 150 anni, nato con la Villa e cresciuto con la Villa.
«A presidio del giardino ci sono i grandi tigli e i grandi frassini, gendarmi (quasi) indistruttibili, custodi della materia e del tempo – racconta con trasporto Maurizio Salvadori, sensibile e appassionato operatore del Parco che si occupa del settore ricerca e conservazione – sotto le loro fronde, in piccoli frammenti, il giardino si moltiplica in tanti ambienti, uniti da quella coerenza che invisibilmente lega tra loro i diversi mondi vegetali. L’orto officinale rappresenta uno di questi frammenti e la sua facoltà è quella di essere baricentro dei molteplici aspetti, che nel loro insieme, raccontano la montagna. L’orto officinale è il pretesto, per una istituzione come il Parco, per descrivere l’ambiente montano, le sue trasformazioni sociali ed economiche; per raccontare delle persone, delle loro storie e di come hanno cambiato il mondo che gli stava intorno».
Lo si potrebbe definire come “Il Giardino di Roswitha”, perché è da una idea di Roswitha Asche che nasce questo “ambiente”, fulcro di un racconto che incrocia altre piccole storie. Allora diciamo che “Il Giardino di Roswitha” è la riproposizione in scala ridotta degli ambienti del Parco legati all’uomo, creati dall’uomo per specifiche esigenze e le cui chance d’esistenza dipendono esclusivamente dall’uomo.
La farmacia nel bosco
«Il cuore officinale è rappresentato dalla farmacia del bosco, la porzione centrale dell’impianto. La farmacia del bosco – spiega Maurizio Salvadori – è il luogo in cui si trovano a convegno la maggior parte delle piante officinali e dove, svincolate dai loro habitat d’origine, vanno a costituire un vero e proprio orto botanico officinale. Roswitha Asche aveva organizzato quest’orto in modo originale, prendendo spunto dalle consuetudini della tradizione popolare e raggruppando le specie in base ai distretti corporei beneficiati dai principi attivi: contro insetti e parassiti, per gli occhi, per i denti, per il cuore e la circolazione, per la pelle e le mucose, per l’apparato digerente, per l’apparato urinario, per i disturbi ginecologici, per le vie respiratorie, rimedio universale (pianta magica), per il metabolismo, per il sistema nervoso e per i vasi sanguigni. Tutto questo è spiegato nel libretto “La Farmacia del Bosco” - Il giardino di Roswitha”, recentemente edito dall’ente Parco. Il libretto racconta, senza l’ambizione di essere un saggio antropologico, la filosofia “della Signora Asche”, donna fuori dagli schemi, pittrice e antropologa per passione, che per anni esplorò e raccontò le valli del Parco, scovandone gli aspetti più nascosti».
La “filosofia” di Roswitha Asche, che purtroppo ci ha lasciati nel 2006, è racchiusa in un testo in lingua tedesca, tradotto in italiano all’interno del libretto. Il contenuto è una sorta di testamento spirituale. Le sue parole ci ribadiscono un approccio multitematico, frutto delle sue conoscenze variegate, acquisite dalle culture germaniche oltre che da quelle mediterranee. Queste sono quindi le premesse che hanno portato il Parco a riconsiderare una specifica parte del suo “patrimonio”, a valorizzarlo tramite la realizzazione di un progetto organico, che oltre al libretto prevede escursioni botaniche, conferenze sulla cosmesi naturale, corsi residenziali sull’utilizzo delle piante officinali, laboratori di cosmesi naturale, produzione e stampa di opuscoli divulgativi sull’uso delle erbe e elaborazione di un nuovo progetto didattico per le scuole presenti sul territorio.