Immagini della tempesta scattate coi piedi nel fango 

Primiero. È già nelle edicole il libro fotografico di Erwin Filippi Gilli che racconta il territorio  ferito dai due giorni di pioggia e vento di fine ottobre: 160 pagine, 4 capitoli e 124 istantanee


Raffaele Bonaccorso


PRIMIERO. E’ già nelle edicole il nuovo libro di Erwin Filippi Gilli intitolato “Immagini per non dimenticare”, un reportage fotografico della “tempesta Vaia” di fine ottobre scorso. Immagini scattate al momento, alcune sotto il diluvio e in mezzo alle raffiche di vento. È una sorta di “instant book”, un libro scritto e pubblicato in tempi strettissimi, nel quale viene raccontato, interpretato e commentato un avvenimento della cronaca recente: il disastroso maltempo del 28 e 29 ottobre 2018. Ma il libro serve soprattutto per raccogliere fondi per la pulizia dei sentieri e rientra nel progetto del Tavolo delle politiche giovanili intitolato “Lacrime di Resina”, assieme ad una mostra fotografica a Palazzo delle Miniere, al concerto di Moroder (che dovrebbe servire per raccogliere fondi allo stesso scopo) e ad altre iniziative che sono tuttora allo studio.

Il volume

Il libro di 160 pagine, in una pregiata edizione cartonata, è suddiviso in 4 capitoli, con 124 fotografie. Questi gli argomenti: primo capitolo, analisi della “Tempesta Vaia”, confronto con l’alluvione del 1966; secondo capitolo, “di acqua, di fango, di sassi”, 32 foto scattate durante la piena e nei giorni immediatamente successivi; terzo capitolo, “di vento”, 62 foto immagini delle piante abbattute e delle case scoperchiate; quarto capitolo “per non dimenticare”, 30 foto ovvero 15 confronti tra il prima ed il dopo della tempesta. La pubblicazione è “un lungo reportage realizzato nel cuore della notte e alle primi luci dell’alba, sotto al diluvio di quei giorni, con i piedi nell’acqua e nel fango, per raccontare il territorio che cambia, nello stile di Erwin Filippi Gilli, dottore forestale, cultore della “storia meteorologica” del Trentino orientale. Il tutto per non dimenticare cosa sono state la tempesta, le violente raffiche di vento, la pioggia e i fiumi in piena, gli alberi spezzati, le frane e le voragini sulle strade, il lungo silenzio nel buio della notte, segnata dai black out nei paesi e nelle valli.

L’autore

«Durante la tempesta – dice Erwin Filippi Gilli – mi sono chiesto come cittadino cosa avrei potuto fare per la mia Comunità ferita dall’evento naturale. Nel mezzo della piena non potevo fare nulla: è sempre meglio lasciar fare a quelli “del mestiere”, alla struttura della Protezione civile che allo scopo è formata e preparata e che in effetti ha ben lavorato. Per il dopo emergenza il discorso non è diverso: come cittadino ma anche come membro della Sat ho pensato che sarei potuto intervenire sulla sentieristica cercando di ripristinarne la transitabilità interrotta dalla piante sradicate. Una raccolta di fotografie dell’evento avrebbe potuto da un lato porre un punto fermo nella memoria collettiva, dall’altra, con il ricavato della vendita, fornire alla locale sezione della Sat quelle risorse indispensabili per poter intervenire sulla sentieristica locale».













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