Da tutto il mondo in Primiero per discutere degli scarafaggi

Primiero. Il Parco di Paneveggio Pale di San Martino ha accolto studiosi da tutto il mondo per il 19° Congresso dei carabidologi e cioè studiosi dei “Coleotteri Carabidi”, che la gente comune chiama...



Primiero. Il Parco di Paneveggio Pale di San Martino ha accolto studiosi da tutto il mondo per il 19° Congresso dei carabidologi e cioè studiosi dei “Coleotteri Carabidi”, che la gente comune chiama impropriamente “scarafaggi”. Sono diffusi in tutto il mondo con oltre 40.000 specie, sono tra gli invertebrati terrestri meglio studiati e sono utilizzati come organismi indicatori del livello di inquinamento, per la classificazione degli habitat per la protezione della la natura, per la caratterizzazione dello stato dei nutrienti dei suoli forestali ed anche come indicatori della biodiversità: non è cosa da poco.

Coleotteri ed ecosistema

Che il Parco sia stato in grado di coinvolgere settanta studiosi provenienti non solo dall’Europa, ma anche da altri paesi (Canada, Usa, Algeria, Russia, Pakistan, Giappone) è un riconoscimento per un ruolo dell’ente che è poco conosciuto dai primierotti. Ed è stato un congresso importante poiché si è parlato di ecologia, biogeografia, evoluzione, sulla base di un comune oggetto di studio, i Coleotteri Carabidi. Il 19° European Carabidologists Meeting è stato organizzato dal Parco Paneveggio Pale di San Martino e dal Dipartimento di biologia ecologia e scienze della terra dell’Università della Calabria, che da anni collaborano nel settore della ricerca su questi aspetti. I lavori delle giornate di studio sono stati coordinati da Roberto Pizzolotto, ricercatore del Dipartimento dell’Università della Calabria. Il programma dei lavori si è articolato in 42 comunicazioni e 33 poster.

«Si è trattato di un importante e qualificato momento di studio – sottolinea il direttore del Parco, Vittorio Ducoli – che si pone all’interno di una consolidata collaborazione, sul piano della ricerca scientifica, fra il nostro Parco e l’Ateneo della Calabria; lo studio dei coleotteri Carabidi è di estrema importanza per l’area protetta, in quanto molte specie di questi insetti sono ottimi indicatori dello stato di salute degli ecosistemi alpini».

Cambiamenti climatici

Le sessioni di lavoro sono state aperte da tre comunicazioni plenarie. La prima ha riguardato un problema estremamente attuale, i cambiamenti climatici in alta quota, tenuta da Mauro Gobbi del Muse di Trento; la seconda, riguardante la metodologia di raccolta dati maggiormente utilizzata per lo studio degli insetti del suolo, tenuta da Thorsten Assmann della Leuphana University di Lüneburg, Germania l’ultima ha discusso in una prospettiva scientifica i lavori pubblicati negli ultimi 50 anni dai carabidologi, ed è stata tenuta da Gabor Lövei della Aarhus University, la seconda Università della Danimarca per grandezza. In un successivo workshop è stato pianificato un progetto congiunto per applicare lo stesso metodo di campionamento simultaneamente in diversi punti distribuiti sull’intero continente europeo; il convegno ha permesso di avviare la formazione del gruppo di esperti in coleotteri carabidi per l’adesione all’International Union for Conservation of Nature, l’organismo fondato nel 1948 che attualmente rappresenta a livello mondiale il punto di riferimento principale per la lista delle specie a rischio e per la verifica dello stato di conservazione ambientale. Non poteva mancare una escursione organizzata dal parco, che ha portato i partecipanti a scoprire l’area di Passo Rolle e della Val Venegia, che oltre ad essere note per la loro bellezza, sono aree “storiche” per lo studio dei carabidi. R.B.













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