«Addio Nanni, uomo che guardava agli altri»

Primiero. Come c’era da aspettarselo, data la stimata personalità, c’era molta gente al funerale di Giovanni “Nanni” Zugliani, l’imprenditore di Mezzano morto all’età di 90 anni. La sobria cerimonia...


Raffaele Bonaccorso


Primiero. Come c’era da aspettarselo, data la stimata personalità, c’era molta gente al funerale di Giovanni “Nanni” Zugliani, l’imprenditore di Mezzano morto all’età di 90 anni. La sobria cerimonia funebre si è tenuta nel rispetto delle prescrizioni vigenti a causa della pandemia Covid-19 direttamente nel cimitero di Mezzano. A rendere l’ultimo omaggio a Giovanni c’erano persone venute da tutto il Primiero e anche da fuori valle, essendo molto conosciuto per la sua impresa edile che, nata alla fine degli anni ‘50, si era ingrandita in modo tale da acquisire lavori in tutto il Trentino e nel Nord Est.

Giovanni era un personaggio carismatico per tutti coloro che avevano avuto a che fare con lui a cominciare, naturalmente, dai suoi familiari che stanno continuando la sua opera considerandolo come loro insostituibile guida, per passare ai suoi operai, ai tecnici (ingegneri ed architetti), ai committenti (Enti pubblici e privati), agli amici o semplicemente ai cittadini di Primiero che lo avevano conosciuto.

Significative le parole del celebrante la funzione religiosa: «Giovanni è stato un testimone di una vita fondata veramente sulla roccia, di una fede semplice, genuina, autentica, di poche parole e di molti fatti, perché lo sguardo di Giovanni era sempre rivolto verso gli altri: la famiglia, i lavoratori della sua impresa, chi aveva bisogno, le missioni, i missionari». Era proprio così Nanni Zugliani.

Toccante e veritiero è il modo di tratteggiare la figura di Giovanni da parte di un tecnico che lo aveva conosciuto e che ne era rimasto ammaliato. Ecco il testo dell’architetto Fabio Andreatta.

«Giovanni, tutti lo chiamavano Nanni, è l’emblema di chi fa fatica senza lamento, si impegna senza secondi fini, aiuta senza esibire. Ero giovane, sempre timoroso di sbagliare di non sapere abbastanza e mi diedero il mio primo grande cantiere: la scuola media di Fiera di Primiero. La fortuna, ce ne vuole molta sempre, e la roulette degli appalti mi portò a Nanni. Non potevamo essere tanto diversi ma in fondo tanto uguali. Lui venuto su a cantieri pieni di fatica io a libri pieni di fatica. Mi insegnò molto; una delle prime volte quando ci davamo ancora del Lei, mi disse: “architetto, lei ed io possiamo litigare, divergere per opinioni, stati di avanzamento e tanto ancora ma una cosa sappia che l'unica che non ci deve perdere è l'opera: la scuola di Primiero”. E così fu! E' ancora lì e mi chiedo se non sia ora di rifarla ma evidentemente Nanni fece bene il suo lavoro. Rimanevo affascinato quando mi spiegava come riuscire a fare un ponteggio con due assi e nel spiegarmelo capivo che la scienza delle costruzioni è cosa reale, pratica che si traduce in cose concrete. Lo guardavo e mi chiedevo come faceva a “governare” tanti uomini senza alcun problema: con la fiducia, aiutando, coprendo le spalle. Poi venne il cantiere della scuola e della piscina di Folgaria. Io ero cresciuto un po’, Nanni molto. Aveva portato i migliori capisquadra, Camillo, Damiano ed una cucina da campo che sembrava un hotel a cinque stelle. Arrivò tangentopoli. Chi voleva salvarsi dall'affogare e cercava un salvagente qualsiasi provò con Nanni ma Nanni non centrava nulla con quel mondo e come era giusto e come era nelle cose ne usci solo rammaricato per la perdita di fiducia in qualcuno che la fiducia non meritava. Giudicare, condannare è esercizio apparentemente semplice soprattutto se a farlo sono gli invidiosi di poco cervello che ahimè sembrano sempre più abbondare ma Nanni non vedeva il lato “oscuro” degli uomini: lui vedeva sempre il buono! Poi la vita ci portò distanti. Ogni tanto ci vedevamo a Mezzano, andavamo in Caltena a mangiare “tosela” e oggi mi manca quel tempo perchè i soliti invidiosi di poco cervello, vogliono che non si lavori anche se dentro sai che è il lavoro che ci rende nobili come lo era Nanni».













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