Acciaieria, sciopero solidale con rabbia 

Astensione dal lavoro per il grave incidente di Padova che si era verificato (senza conseguenze) anche un mese fa a Borgo


di Marika Caumo


BORGO. «La sicurezza sul lavoro deve essere una priorità». Con queste parole Fim - Cisl e Fiom - Cgil chiedevano un incontro all’azienda lo scorso 7 maggio, alla luce del mancato disastro successo a Borgo il 12 aprile, quando una siviera con più di 90 tonnellate di acciaio liquido a 1.600 gradi, aveva rischiato di cadere sugli operai per un cedimento della gru di colata. Tragedia mancata solo per un colpo di fortuna. Fortuna che a Padova invece non c’è stato. Per questo tutto il gruppo Acciaierie Venete (sono 1.200 dipendenti circa su varie sedi, tra cui quella di Borgo) ha aderito allo sciopero in solidarietà con i colleghi per quanto accaduto a Padova. Uno sciopero di 24 ore a partire dal 3° turno di ieri fino al 3° turno di oggi. A Borgo sono 105 i dipendenti e l'adesione sarà pressoché totale.

Per Luciano Remorini forse quanto accaduto a Padova si poteva evitare se si fosse valutato più seriamente quanto successo il mese prima a Borgo. Il sindacalista della Fim-Cisl, infatti, spiega che «nel pomeriggio di giovedì 12 aprile quando c'è stata una rottura sulla gru che porta la siviera ovvero il pentolone che contiene l'acciaio liquido a temperatura altissima sopra la torretta, dal forno fino al punto in cui viene rovesciata e versata nelle lingottiere, gli stampi per le billette. Nel fare questo tragitto ha ceduto un pezzo che teneva su la siviera (una parte della carrucola del carroponte) che ha provocato l'arresto della gru (che ha dei cordini che alzano e abbassano la siviera, motori e freni di emergenza) con la siviera stessa che è rimasta storta ma non si è rovesciata. I freni di emergenza hanno funzionato e la siviera è rimasta sospesa in aria a 8 metri d'altezza senza ribaltarsi. Il gruista ha lasciato subito il mezzo e sono stati fatti uscire tutti gli operai e si sono dovuti aspettare 2-3 giorni con produzione ferma affinché le 90 tonnellate di acciaio liquido si solidificassero per poter intervenire: è stata messa la gru di riserva in attesa di controllare bene cosa sia successo sull'altra, è stata avviata un’indagine interna». «Abbiamo chiesto un incontro per capire cosa è successo e cosa ha fatto e sta facendo l'azienda - spiega Remorini -. Si tratta di una rottura mai accaduta: ora c'è da capire il perché di questo cedimento, cosa è successo. Hanno funzionato i freni d'emergenza, c'è stato tempismo e fortuna, altrimenti sarebbe stata una bomba. A Padova, infatti, si parla di 3 metri d'altezza da cui si è rovesciata la siviera, a Borgo erano 8 i metri: se fosse caduta rovesciando l'acciaio incandescente, questo avrebbe fatto saltare in aria lo stabilimento».

Lo scorso settembre quando Acciaierie Venete ha rilevato in affitto lo stabilimento sono stati fatti tutti gli avviamenti e le manutenzioni. «Ma quello che si è rotto non faceva parte dei controlli - aggiunge Remorini - , non era mai successa una rottura strutturale così. Un cedimento che però è lo stesso di Padova. Casuale che un mese dopo avviene un cedimento strutturale a Padova? L'azienda ci ha detto che tutto quello che c'era da fare lo ha fatto. E ci credo. Però, perché non portare il controllo fatto a Borgo dopo la rottura sugli altri impianti, tra cui quelli di Padova? Questa l'unica critica: hanno preso il problema come una rottura normale e superficiale. Ma non lo è. Il 7 maggio abbiamo chiesto un incontro che era fissato per questo giovedì. Vogliamo sapere il motivo della rottura, se la ditta che si occupa dei controlli e delle manutenzioni ha avuto delle segnalazioni. Ci sono troppe aziende superficiali sulla sicurezza e noi siamo stufi di contare morti o fare la morale dopo che è avvenuto l'incidente: meglio prevenire. Per questo abbiamo aderito allo sciopero. Vogliamo dare un segnale di solidarietà, ma con Manuela Terragnolo (Fiom-Cgil) vogliamo andare fino in fondo e abbiamo intenzione di fare uno sciopero più avanti a livello territoriale perché non è solo l'acciaieria, molte aziende sono superficiali sui controlli, è un problema territoriale».













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