Il castello di Brentonico tornerà a nuova vita 

Il Comune è riuscito ad ottenere l’usufrutto pubblico dei resti del maniero Canali: «Prima una grande pulizia, poi una attenta valorizzazione del sito»


di Matteo Cassol


BRENTONICO. Il Castello di Dosso Maggiore di Brentonico (noto anche semplicemente come Castello di Brentonico) arriva finalmente a essere nella disponibilità pubblica. Ben ventiquattro anni sono trascorsi dalla manifestazione delle prime volontà politiche in tal senso: ora, ciò che è stato per tanto tempo sperato e perseguito è diventato realtà. La Giunta brentegana, infatti, su proposta dell’assessorato comunale alla cultura rappresentato da Quinto Canali, ha deliberato la costituzione del diritto di usufrutto su tutta l’area dello storico maniero. Per trent’anni, raddoppiabili gratuitamente alla scadenza, quanto è rimasto del grande complesso castellare posto pochi passi a nord di Brentonico – con grande vista sulla Vallagarina, sulla Valle del Cameras e verso l’Alto Garda – sarà appunto in disponibilità pubblica per la sua rivalutazione culturale e turistica. Prima la proprietà, indivisa, faceva capo a innumerevoli eredi. Poi Giovanni Visconti Castelbarco, accogliendo la richiesta di procedere all’usucapione dell’area, la ha resa in usufrutto gratuito, salvo il rimborso delle spese legali sostenute, al Comune di Brentonico e così all’intera collettività. «Nel basso medioevo – spiega l’assessore Canali – il castello ha rappresentato uno dei principali centri amministrativi della Vallagarina, per un paio di secoli verosimilmente il principale. La sua posizione strategica assicurava il controllo di un ampio territorio e il collegamento visivo con molti altri castelli della zona. Di probabile origine longobarda, lo si trova documentato dal Duecento quale residenza dei “Signori da Brentonico” e dal Trecento quale feudo dei Castelbarco. Nel periodo di dominio della Repubblica veneziana, dal 1411 al 1509, godette di ampi privilegi. Tornò poi ai Castelbarco. Fu uno dei castelli messi in fiamme da Vendome durante il suo passaggio da Brentonico a fine luglio del 1703, offeso nonostante il complesso risultasse militarmente dismesso da alcuni decenni. Quello che non riuscì a distruggere Vendome lo compirono nei secoli successivi gli abitanti di Brentonico, utilizzando le pietre del castello per l’edificazione delle proprie abitazioni. L’area conserva anche i resti di trinceramenti militari della Grande guerra. Ora il castello, ampiamente studiato negli anni Novanta, si presenta come un insieme di ruderi nascosti da fitta vegetazione, elementi comunque sufficienti a giustificarne la valorizzazione in collegamento con altre perle culturali dell’altopiano. Come Comune ringraziamo il signor Giovanni Visconti Castelbarco e la sua famiglia».

Ora che fare? «Servirà dapprima – dice Canali – una pulizia dell’area, dunque un taglio del bosco con tutte le cautele del caso, perché ci sono portali, pezzi di mura e altre parti legate al castello. Poi un po’ alla volta si dovrà provvedere al restauro e all’allestimento di un percorso storico e didattico. L’idea in prospettiva è anche di proiettarci sopra un’immagine olografica per farlo rivivere».













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