giovani agricoltori

Giacomo e Diana, il sogno nel cassetto è una piccola cantina in azienda

A Crosano di Brentonico una giovane coppia si dedica all'agricoltura rispettosa dell’ambiente: “Qui si può fare anche turismo”


Carlo Bridi


CROSANO DI BRENTONICO. Eccoci ancora a raccontare una bella storia di una giovane coppia che con grande passione e professionalità, nel pieno rispetto della natura, punta a valorizzare la propria zona di provenienza, l’altipiano di Brentonico, con il suo ambiente, la sua storia ed i suoi prodotti. Parliamo di Giacomo Antolini e della sua compagna Diana, che con il suo arrivo dal Veneto, ma con sangue lombardo nelle vene, gli ha cambiato la vita. Sorpresa della bellezza dell’ambiente, Diana ha convinto Giacomo a mollare gradualmente la sua attività di dipendente di una ditta che vende fitofarmaci per dedicarsi all’agricoltura puntando però fin da subito sull’alta qualità della produzione e su un modello produttivo paragonabile a quello biologico.

Non ha ancora chiesto la certificazione biologica dell’azienda perché nella fase iniziale dell’attività si è messo a vinificare parte della produzione delle proprie uve appoggiandosi alla cantina di un amico. Certo, gli investimenti sono molti con tutte le innovazioni che vuole portare in azienda, così per questo motivo non ha mollato del tutto l’attività di dipendente, che svolge ancora part time. In prospettiva per la sua azienda chiederà la certificazione biologica, ma solo quando avrà la sua cantina che ha in animo di costruire.

L’azienda ha un nome intrigante: Sondelaite. Un mix fra tedesco e dialetto locale, ed ha una superficie di 3,1 ettari dei quali 2,5 sono coltivati a vigneto delle varietà Chardonnay in collina a 500 metri di quota, e di Lagrein in un appezzamento in affitto in fondo valle. 5000 metri quadrati sono coltivati a mais da granella di una vecchia varietà, tutto viene trasformato in farina tipica e in altri prodotti. In prospettiva sarà reintrodotto anche il grano delle vecchie varietà.

L’azienda si completa con 1000 metri quadrati di patate. In prospettiva è prevista anche la reintroduzione del grano. Parte dell’uva sia a bacca rossa che a bacca bianca, viene vinificata in proprio. Attualmente produce 4000 bottiglie ma ciò a cui Giacomo tiene molto è l’alta qualità. Per ora l’uva di Chardonnay che non usa la vende alle Cantine Ferrari per farne  Trentodoc.

Ma dalla prossima vendemmia intende partire anche con una propria linea spumanti. Ma attenzione –  precisa Giacomo – non punto a grandi numeri ma a fare grande qualità. "Sono convinto che il vino è il miglior prodotto per raccontare le storie del nostro territorio. E tanto per rimanere in tema, lo Chardonnay si chiama Kroni dal nome delle “crone” che circondano la campagna dove viene coltivato a 500 metri a Crosano. Al rosso abbiamo dato il nome di Galee, a ricordo dei veneziani che sono arrivati in Vallagarina a bordo delle galee raggiungendo Rovereto. Certo il merito è della mia compagna che dovrebbe essere diventata mia moglie ancora lo scorso anno, ma poi il Covid ci ha fatto rinviare il matrimonio. Ma questo non ci ha impedito di metter su famiglia, abbiamo una bimba di due anni e Diana sta aspettando il secondo figlio”.

Se c’è una cosa importante per Giacomo è la famiglia, particolarmente in vendemmia ma non solo: “Mio papà è una vera spalla, devo essergli molto grato, senza di lui non avrei l’azienda, e di conseguenza non avrei potuto fare questa scelta”.

Due i motivi della scelta: “E’ stato il mio sogno, ma attenzione, non doveva essere un’azienda qualunque, ma un’azienda che serva come ambasciatore per far conoscere la nostra zona, le sue bellezze e le sue potenzialità che non riguardano solo l’agricoltura, ma anche il turismo perché io sono convinto  che abbiamo grandi potenzialità anche dal punto di vista turistico”. “Certo - sospira - manchiamo di una importante infrastruttura: l’irrigazione, in quanto per il disinteresse e la contrarietà di chi fa il part time il Consorzio irriguo è stato abbandonato, ora stiamo vedendo di risolvere il problema autonomamente”.

“Nei progetti futuri, il primo è quello di realizzare in azienda una piccola cantina dove valorizzare i miei prodotti, mantenendo però i due soli vini: un bianco lo Chardonnay, e un rosso il Lagrain in fondo valle dove ho in affitto un appezzamento”.

“Il mio sogno nel cassetto – conclude Giacomo - è vedere tutto il nostro altipiano nuovamente valorizzato con un’economia che si regge su due pilastri: l’agricoltura di qualità e fatta in modo sostenibile, e il turismo. Certo, deve essere un’agricoltura che ha un grande rispetto dell’ambiente, io ad esempio da anni non uso ne diserbi chimici ne chimica di sintesi ma solo rame, zolfo e piretro”.

Quando trova il tempo Giacomo lo dedica al suo hobby: la montagna, con qualche bella arrampicata. Ma ora c’è la famiglia, il centro di tutto.













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