Aquaspace, la Dda vuole analisi rapide
Chiesto l’incidente probatorio, esame per i campioni prelevati dall’Appa. L’azienda chiede il dissequestro del depuratore
ROVERETO. I pm Davide Ognibene e Alessandra Liverani della Dda trentino hanno richiesto al gip un incidente probatorio per Aquaspace. Secondo i magistrati, il depuratore di via del Garda, che da cinque anni lavora anche per aziende terze, averebbe emesso delle sostanze nocive, in potenza cancerogene, e dunque con un certo grado di rischio per la salute pubblica. Gli inquirenti hanno raccomandato l’urgenza del provvedimento che consentirebbe di effettuare degli esami di laboratorio sui campionamenti raccolti dall’Appa, l’Agenzia provinciale protezione ambientale, in presenza degli indagati. Nella fattispecie, per il momento ci sarebbe solo un iscritto nel registro degli indagati, nella persona del “chief commander officier” di Aquaspace, Tiziano Battistini.
L’azienda non ha opposto alcunché alla richiesta di incidente probatorio e attraverso il proprio legale, l’avvocato Andrea Tomasi, depositerà questa mattina al tribunale di Trento la formale opposizione al decreto di sequestro preventivo del depuratore, ribadendo che l’azienda «ha sempre operato e opera bene, secondo quanto previsto dalle normative in vigore».
Aquafil da cinque anni ha separato l’attività di depurazione delle acque reflue, investendo oltre 5 milioni di euro per l’adeguamento delle strutture – avviando un’attività separata e parallela, quella della depurazione obbligatoria delle acque reflue, rispondendo a una domanda esterna di trattamento delle acque proveniente da altre società, anche con sedi fuori regione. Nei prigetti dell’azienda, si tratta di sfruttare la capacità residua degli impianti, potenziati dagli investimenti effettuati e resi più versatili per poter trattare diversi tipi di scarti, al punto da poter far partire un nuovo ramo d’azienda, che aveva convinto anche grazie a quella che era stata presentata come una completa sostenibilità: sia a livello economico che ambientale. Dal punto di vista del processo produttivo, l’operazione costituisce un indubbio risparmio: mentre in precedenza veniva prelevata acqua di falda, che poi andava scaldata per portarla a temperature ottimali, ora nel ciclo produttivo si impiega l’acqua depurata, che esce già a temperature che oscillano tra i 20 e i 30 gradi (vale a dire che si risparmia anche sul gas necessario per portare l’acqua da circa 5° a 20°-30°). Dal punto di vista ambientale, invece, non viene consumata acqua di falda, ed è un dato significativo sotto il profilo del risparmio delle risorse naturali. Un ciclo virtuoso, un investimento importante che ora però viene a cozzare contro la legge: per la Dda di Trento l’azienda non smaltirebbe i rifiuti in maniera regolare, ma ora dovrà dimostrarlo con delle analisi accurate. L’azienda, dal canto suo, insiste: tutto il processo di depurazione avviene nel rispetto delle leggi di settore.
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