Università, Trento si conferma in testa alla classifica
Prima tra i medi atenei statali (davanti a Siena e Sassari) secondo l’indagine del Censis: merito dell’internazionalizzazione
TRENTO. Anche quest’anno l’Università di Trento è prima nella classifica dei medi atenei statali (da 10.000 a 20.000 iscritti), con un punteggio pari a 97,3. L’incremento di 16 punti dell’indicatore internazionalizzazione garantisce all’ateneo il mantenimento della posizione di vertice. E' quanto emerge dalla classifica del Censis sulle Università italiane.
L’Università di Siena (94,0) scala una posizione e si colloca al secondo posto, scavalcando l’Università di Sassari (92,8), che retrocede in terza, a pari merito con l’Università di Udine, che avanza di tre posizioni, grazie ai 18 punti guadagnati per l’indicatore comunicazione e servizi digitali.
La quarta posizione è mantenuta dall’altro ateneo friulano, l’Università di Trieste (92,0). Stabile, in quinta posizione, l’Università Politecnica delle Marche (91,3). Sale invece di tre posizioni l’Università del Salento (87,7), che grazie alla crescita degli indicatori servizi, internazionalizzazione e occupabilità è sesta in graduatoria. Chiudono il ranking, all’ultimo, penultimo e terzultimo posto, l’Università di Napoli L’Orientale (77,8), l’Università degli Studi Magna Graecia di Catanzaro (78,7) e l’Università dell’Aquila (80,7).
Tra i mega atenei statali (quelli con oltre 40.000 iscritti) nelle prime due posizioni si mantengono stabili l’Università di Bologna e l’Università di Padova (88,7). Seguono, scambiandosi le posizioni della precedente annualità, La Sapienza di Roma e l’Università di Firenze, che retrocede dal terzo al quarto posto.
Tra i grandi atenei, infine, l’Università di Perugia mantiene la posizione di vertice. Sale di sei posizioni l’Università di Salerno che passa dall’ottavo al secondo posto, mentre arretra di una posizione l’Università di Pavia, che scende in terza posizione.
La temuta contrazione delle iscrizioni a causa della pandemia nell’anno accademico 2020-2021 non c’è stata, anche grazie alle misure eccezionali di sostegno del diritto allo studio approvate. Al contrario, la crescita del 4,4% degli immatricolati consolida l’andamento positivo che si ripete ormai da sette anni. Calcolato sulla popolazione diciannovenne, il tasso di immatricolazione ha raggiunto quota 56,8%.
La scelta universitaria è sempre più femminile. Nel 2020, a fronte di un tasso di immatricolazione maschile pari a 48,5%, quello femminile è stato del 65,7%. Per le femmine si è registrato un incremento annuo del 5,3% rispetto al +3,3% dei maschi immatricolati. Con il 77,7% di studentesse immatricolate, l’area disciplinare Artistica-Letteraria-Insegnamento è quella con il tasso di femminilizzazione più elevato. All’opposto, nell’area Stem (Science, Technology, Engineering and Mathematics) l’universo femminile è rappresentato da una quota che, pur crescendo di anno in anno, resta ancora minoritaria (il 39,4%).