Turisti del macabro al Mottarone, due denunce
I due giovani sorpresi tra rottami: volevano far colpo sulle fidanzate. Intanto le indagini vanno avanti: i pompieri hanno rimosso la fune per analizzarla
Quattro mesi fa: la tragedia: 14 persone morte
TORINO. Volevano far colpo sulle fidanzate e, forse, portare a casa un macabro souvenir della funivia del Mottarone. A quasi quattro mesi dall'incidente in cui sono morte quattordici persone e un bambino, il piccolo Eitan ora al centro di una disputa internazionale, è rimasto ferito, due turisti dell'orrore sono stati sorpresi dai carabinieri tra i rottami della cabina.
Le telecamere installate nella zona in cui è precipitata la funivia hanno immortalato un 19enne e un 21enne della vicina Arona (Novara) scavalcare il nastro bianco e rosso per curiosare tra cavi e lamiere. E sono stati denunciati.
Nell'area sotto sequestro dallo scorso 23 maggio, il giorno del crollo, oggi sono tornati i vigili del fuoco per prelevare il cavo trainante da analizzare.
Due segmenti di 15 metri l'uno, impacchettati e portati in un deposito dell'Alpino, la stazione intermedia della funivia che da Stresa sale al Mottarone, per essere esaminati dagli esperti. E dare così una risposta al principale quesito dell'indagine: perché quella domenica di primavera inoltrata, in una giornata di sole e cielo azzurro, la fune d'acciaio si è spezzata?
Una circostanza rarissima che, proprio per questo motivo, desta ancora più interesse ed è fondamentale per accertare tutte le responsabilità, oltre a quella di chi ha sistemato i "forchettoni" sui freni per disabilitarli, che ha provocato la caduta nel vuoto della cabina n.3. Gli accertamenti non finiscono qui: nei prossimi giorni dovrà essere rimossa la cosiddetta testa fusa, l'aggancio tra il cavo e la funivia, che nel crollo è rimasta conficcata nel tronco di un albero.
Ed entro metà ottobre dovrà essere rimossa la cabina, un rottame di due tonnellate che deve essere messo al riparo dalla pioggia e dalla neve, che potrebbero cancellare prove utili a stabilire la verità.