Trilinguismo: a scuola non solo il metodo Clil
La Provincia accoglie le osservazioni di sindacati, docenti, studenti e genitori: più autonomia agli istituti. Per l'insegnamento delle lingue introdotta la possibilità di utilizzare altre metodologie rispetto a quella immersiva
TRENTO. Trilinguismo, la Provincia accoglie le richieste di sindacati, insegnanti, studenti e genitori e dice sì alla possibilità di utilizzo di altre metodologie oltre al Clil. Una decisione attesa, a due anni dalla sperimentazione e dopo l’attenta valutazione delle istanze presentate dal mondo della scuola. Sarà introdotta anche una maggiore autonomia per gli istituti scolastici nell'elaborare di percorsi di lingua straniera, la gradualità nell'attuazione del piano e appunto la flessibilità nell'uso degli strumenti di insegnamento.
Ridefinite dunque le modalità con cui attuare il Clil, all’ Iprase sarà dato l’ incarico di potenziare la formazione dei docenti e di individuare forme di incentivi per il personale impegnato direttamente nelle attività previste dal piano. Dopo le critiche mosse dai sindacati, l’ultimo in ordine di tempo ad esprimere un giudizio negativo sul metodo Clil era stato il Consiglio del sistema educativo provinciale. L’organismo aveva sentenziato che la proposta collegata al Clil non dava le garanzie previste, a cominciare da quella competenza linguistica auspicata ma in effetti non maturata dagli studenti.
Il sistema era stato giudicato complesso, sovrastimati anche i livelli linguistici dei docenti. I genitori, in seno al Consiglio, si erano detti favorevoli al piano Trentino Trilingue, auspicando però una maggior flessibilità nella sua introduzione.