«Youth Manifesto» idee per il nostro sistema alimentare

Al progetto di Expo e Barilla hanno lavorato 80 universitari provenienti da tutto il mondo: fra loro Martina Sartori


di Martina Bridi


TRENTO. Ottanta giovani universitari e ricercatori provenienti da tutto il mondo coinvolti dalla Fondazione Barilla hanno lavorato insieme per dare vita allo «Youth Manifesto», un documento che fa proposte concrete per risolvere i paradossi del nostro sistema alimentare. Il manifesto rappresenta un ulteriore contributo alla Carta di Milano che è stata consegnata al Segretario Generale dell’Onu Ban Ki-moon lo scorso 16 ottobre all’Expo in occasione del World food day delle Nazioni Unite. Ha collaborato a questo progetto anche Martina Sartori, assegnista di ricerca post-dottorato alla Scuola Studi Internazionali dell’Università degli Studi di Trento.

Sartori, qual è l'importanza dello Youth Manifesto?

Il suo punto di forza sta nell'affrontare la questione prendendo punti di vista diversi, ovvero delle categorie di soggetti che operano all'interno del sistema alimentare. Così facendo, si è potuto fare un'analisi completa delle problematiche trattate, individuando soluzioni complementari”.

Un esempio?

Ne metto due: una è inserire nelle scuole primarie l'educazione alimentare/ambientale e all'agricoltura come materia obbligatoria, e l’altra è facilitare la ricerca interdisciplinare sui temi che ruotano attorno all'agricoltura, rendendo più accessibili e fruibili le analisi che riguardano l'agricoltura, le risorse e la nutrizione.

In cosa il Manifesto si differenzia dalla Carta di Milano?

La Carta di Milano è una ricognizione della situazione mondiale riguardo al cibo e all'alimentazione. Gli scopi sono esaminare le problematiche principali -agricoltura sostenibile, dieta sana, riduzione degli sprechi- e proporre delle pratiche risolutive generali che possano essere messe in atto sia dalle istituzioni che dal singolo individuo”.

L'Expo è riuscita a centrare il punto, ovvero «nutrire il pianeta, nutrirlo in salute»?

Credo che l’Expo abbia reso le persone più consapevoli riguardo i problemi inerenti la nutrizione, la produzione sostenibile e la salute, e al potere che il singolo individuo ha nel promuovere il cambiamento. Tutti siamo a conoscenza dell'esistenza di questi problemi, perché tutti, chi più chi meno, hanno accesso alle informazioni. Però, per riuscire a convincere persone ed istituzioni della necessità di agire, anche in prima persona, non sono sufficienti eventi locali e sporadici, o brevi servizi televisivi o articoli sui giornali. Serve qualcosa di più incisivo, che proponga il tema tutti i giorni, che abbia una risonanza internazionale tale da coinvolgere tutti. In questo contesto, l'Expo si è inserita come grosso evento pubblico della durata di 6 mesi, che ha ispirato l'organizzazione di molti altri eventi collaterali divulgativi presso varie istituzioni più piccole, sia universitarie che culturali.













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Oltre 400 alunni coinvolti, con 80 finalisti che si sono sfidati tra quiz e prove di abilità, dimostrando passione e conoscenza del territorio. A vincere il trofeo, ideato dall’artista Andrea Borga, l’Istituto di Taio-Coredo. Un’iniziativa corale che ha unito istituzioni, scuole e operatori turistici, coordinata da Luca Paternoster e promossa dalla Comunità della Val di Non, ApT e Piani Giovani

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