Voucher, in Trentino utilizzo da record
Nel 2016 il boom nel settore del turismo. E la Cgil mette le mani avanti contro il ritorno: «Sono il simbolo della precarietà»
TRENTO. Oltre 2 milioni di voucher per una spesa totale di circa 22 milioni di euro. Ecco da dove ripartirebbe la Provincia di Trento in caso di approvazione del cosiddetto “decreto dignità” in discussione alla Camera. I dati sono stati forniti dall’Inps ed è evidente la grande crescita dell’utilizzo di questo strumento nel corso degli anni, con un aumento del 27% tra il 2015 e il 2016 cioè l’ultimo anno completo in cui è stata disponibile questa forma di pagamento del lavoro, abolita nella primavera del 2017.
Il primato trentino dei voucher (secondo le statistiche la Provincia di Trento era in cima alle statistiche nazionali di utilizzo) era stato interpretato in maniera critica dai sindacati (che hanno sempre considerato questo strumento il massimo della precarietà) ma è legato anche all’economia di questo territorio: il principale settore di utilizzo dei voucher (quasi la metà del totale) era il turismo, seguito dal commercio, dai servizi e solo al quarto posto dall’agricoltura. E dire che si trattava di uno strumento introdotto proprio per il mondo agricolo.
Sulla prospettiva della re-introduzione dei voucher ha preso posizione ieri la Cgil del Trentino (si tratta del sindacato che a livello nazionale ha promosso il referendum contro i voucher) che in una nota ha definito i voucher come il simbolo della precarietà più spinta: «Contro la reintroduzione dei vecchi voucher la Cgil è pronta a mobilitarsi. Dopo le proteste dei giorni scorsi promosse dalle categorie degli agricoli, della funzione pubblica e del turismo da domani riparte la protesta con un presidio in piazza Montecitorio» si legge nel documento. «Sbandierare l'obiettivo di voler ridurre la precarietà del mercato del lavoro e poi reintrodurre i voucher che sono l'emblema della precarietà più spinta è insensato» ha aggiunto il segretario generale della Cgil del Trentino Franco Ianeselli. «In agricoltura come nel turismo ci sono diverse forme di contratto di lavoro dipendente che rispondono in maniera efficace al bisogno di flessibilità di questi settori. Ricorrere ai voucher è un modo per ridurre ancora i diritti dei lavoratori e le ragioni, lo ripeto, non hanno a che fare con il bisogno di flessibilità di assumere, ma con la volontà di risparmiare sui costi di attivazione dei contratti di lavoro».
Favorevole invece il Patt, che nei giorni scorsi aveva inviato una nota firmata dal segretario politico Franco Panizza: «Il Patt è da sempre favorevole all’utilizzo dei voucher, perché rappresentano un sistema di regolarizzazione lavorativa semplice ed efficace, utile per risolvere i problemi di settori che necessitano di manodopera per periodi brevi o brevissimi e talvolta non prevedibili, come accade nel turismo e nell’agricoltura, ma anche nel mondo dei servizi alla persona e dell’assistenza. È chiaro ha aggiunto Panizza - che vanno evitati gli abusi, ma i dati in possesso dell’Inps di Trento ci hanno sempre rassicurato sull’uso corretto dei voucher». Nella nota del Partito auotnomista c’è comunque anche la richiesta di modificare il “decreto Di Maio” in modo da evitare la precarizzazione di tanti lavoratori ora assunti a tempo determinato».