Via a "I Suoni delle Dolomiti" con 12 violoncellisti dei Berliner Philarmoniker
Sui prati di Passo San Pellegrino il primo concerto della grande rassegna trentina. Musiche di Piazzolla, Faurè, Glenn Miller, Boris Blacher
TRENTO. Sono state le corde pulsanti dei 12 violoncellisti dei Berliner Philharmoniker a inaugurare la ventitreesima edizione de I Suoni delle Dolomiti, il festival di musica in quota che ogni estate porta sulle più belle montagne del Trentino musicisti da ogni parte del mondo. Come è accaduto tante altre volte in passato e accadrà in futuro, sono stati in molti a darsi appuntamento sui pascoli in quota di Passo San Pellegrino in Val di Fassa. E i prati un tempo simbolo dell'economia povera della montagna, e poi teatro di aspri e sanguinosi combattimenti durante la Grande Guerra, sono invece diventati una sala da concerto a cielo aperto, scenario per note e musica e un modo diverso di vivere la montagna.
Lo hanno capito anche 12 violoncellisti dei Berliner Philharmoniker che hanno stravolto la loro tradizionale scaletta musicale di fronte a uno scenario tanto spettacolare con le cime delle Dolomiti a fare da corona.
L'inizio del concerto è stato così affidato a un vero e proprio ritratto in musica di Gabriel Fauré, "Pavana", che ha assecondato la lieve brezza che si è mossa tra la bellissima fioritura d'inizio estate. Dolci melodie che hanno poi lasciato il posto a Boris Blacher che con la sua grande curiosità e forza innovativa è a suo modo un personaggio esemplare per la musica tedesca del Novecento. Bollato durante il nazismo per la sua "arte degenerata" oggi ha ricevuto un omaggio sentito con l'esecuzione di "Blues", "Espagnola" e "Rumba philarmonica".
Eclettici e altrettanto inclini a confrontarsi con le sfide, i 12 violoncellisti hanno poi condotto il pubblico in un vero e proprio viaggio attorno al mondo lasciando la "vecchia" Europa per andare alle radici della musica afroamericana con la riproposizione di alcuni gospel come il pittorico e malinconico "Deep River" e il ritmato "Let My People Go". Dal gospel al blues e al jazz il passo è stato breve e tra le Alpi che hanno visto l'incedere degli elefanti di Annibale, ecco approdare una carovana altrettanto esotica, ma meno impetuosa, anzi più giocosa e seducente: quella di "Caravan" scaturita dalla creatività di J.Tiziol e Duke Ellington ormai ottant'anni or sono. Non poteva infine mancare, accanto al jazz, un altro grande genere del Novecento, quel tango che tanto ha fatto innamorare compositori e musicisti per la sua capacità di tenere al proprio interno amore, odio, passione, guerra e persino crimine.
Un autentico omaggio appassionato che si è mosso tra Astor Piazzolla - con la pirotecnica "Escualo", la quasi cinematografica "Decarismo" e la quieta e malinconica "Soledad" -, il gran "vecchio" del tango Horacio Salgan, morto a cent'anni nell'estate dello scorso anno (sue "A don Agustin Bardi" e "Para osvaldo Tarantino") e infine Josè Carli con la travolgente "La diquera". Tanti gli applausi del pubblico che ha poi salutato i musicisti ascoltando in piedi "Moonlight Serenade" di Glenn Miller, in attesa della luna che seguirà al cielo assolato e che oggi ha premiato chi, zaino in spalla, ha risalito i sentieri per giungere nella splendida conca di Passo San Pellegrino. Gli appuntamenti de I Suoni delle Dolomiti proseguono per tutta l'estate. Domenica 9 luglio sarà la volta di Joey Alexander, giovanissima stella del jazz mondiale che suonerà sui prati di Passo di Lavazè in Val di Fiemme.