Vecchio carcere di Trento, è guerra davanti al Tar
Fai contro la Provincia per salvare la storica struttura dall'abbattimento
TRENTO. È cominciata a tutti gli effetti la battaglia tra Fai e Provincia per la sopravvivenza del vecchio carcere. Il Tar, infatti, valuterà nelle prossime settimane la richiesta del Fondo per l'Ambiente italiano, inoltrata durante l'udienza di ieri dall'avvocato Sergio Dragogna, di poter depositare la perizia che l'architetto Gabello ha compiuto sulla struttura. Si tratta di un corposo documento che il professionista ha redatto per la procura della Repubblica presso la quale Italia Nostra ha presentato un esposto contro la demolizione della grande struttura carceraria, operativa fino a poche settimane fa. Davanti al Tar, il Fai c'è arrivato proprio grazie alla Provincia, che oltre un anno fa ha respinto il ricorso straordinario al Capo dello Stato presentato dall'associazione che ha come presidente regionale la professoressa Giovanna degli Avancini, considerandolo inammissibile in quanto presentato in ritardo. Una battaglia che va avanti ormai da molti anni e che, con la dismissione della struttura, è destinata ad inasprirsi. Da un lato la Provincia, secondo cui l'edificio non ha alcun valore storico e quindi può essere buttato giù, dall'altro il Fai, Italia Nostra e un piccolo esercito - oltre 6400 le firme raccolte fino ad ora - di personalità internazionali della cultura, studiosi di storia, architettura e urbanistica. «Ci stiamo battendo - spiega la presidente - contro un'ottusità sconcertante, fondata su una menzogna che risale al 1993 quando, su richiesta dell'allora direttore del carcere che intendeva compiere dei lavori di manutenzione, la Provincia dichiarò frettolosamente che sulla struttura di via Pilati priva di valore storico artistico, non esisteva alcuna tutela. Una bugia perché il carcere, voluto dall'amministrazione austriaca, progettato dal celebre architetto viennese Karl Schaden come corpo inscindibile dal Palazzo di Giustizia e ultimato nel 1881, è opera di notevole pregio architettonico, inserito in un tessuto urbanistico ottocentesco. Oltre che un danno storico-artistico, insomma, il suo abbattimento provocherebbe lo stravolgimento dell'intera zona. Ecco perché, il concorso di idee della Provincia, che non poneva alcun limite ai partecipanti, è fondato su una menzogna». E proprio oggi, a Napoli, Giovanna degli Avancini parlerà di questa battaglia davanti ad un migliaio di delegati riuniti per il Convegno Nazionale del Fai. «Non provo affatto piacere a dover attaccare la Provincia di Trento in una sede tanto prestigiosa - commenta - ma occorre fermare questa "condanna a morte". Vogliamo che a decidere del suo futuro sia una commissione di esperti super partes».
© RIPRODUZIONE RISERVATA